giovedì 6 settembre 2018
Ieri (“Osservatore Romano”, p. 9): «La Chiesa non è una élite». Il cardinal Beniamino Stella sulla vita del prete oggi, a fronte di «situazioni dolorose registrate dalle cronache che ricadono gravemente sulla vita della Chiesa». Il prete! Prima di tutto, e nonostante tutto, c'è e resta la realtà della sua vita nell'amicizia con Cristo che nel cammino in mezzo al popolo rende presente «l'immagine dell'amore misericordioso del buon pastore... discepolo, configurato al Cuore di Cristo e uomo del discernimento». Sempre ieri (“Repubblica”, p. 31) Enzo Bianchi: «Impariamo il discernimento, l'arte di saper scegliere la vita». Discernimento: sempre attuale. Il termine è già paolino (I Cor. 11,28: «Ciascuno esamini se stesso») e applicato proprio all'Eucarestia (la cosa può servire a chi accusa di lassismo l'Amoris laetitia) e a ogni sua evocazione richiama sant'Ignazio e i suoi “Esercizi”, certo destinati anche ai preti di allora e di sempre. Mi trovo tra le mani – 311 pagine originali – “Esercizi Spirituali di S. Ignazio... In Venezia MDCCXXXV (1735!) Opera postuma del padre Ambrogio Cattaneo della Compagnia di Gesù”. Ne leggo un brano fatto apposta – pare – per capire quel «discepolato, nell'amicizia con Gesù, immagine dell'Amore misericordioso, configurato al Cuore di Cristo» da cui lo spunto iniziale. Vale per tutti, ma in particolare per il prete anche «a fronte delle difficoltà... e situazioni dolorose» di oggi: «Un amante si priva di ogni altro piacere... si fa tutto occupato nel solo piacere dell'oggetto amato. Che operazione umana può mai fare Cristo in quanto dimorante nel sacramento dell'eucarestia? Non vede, non ode, non parla... e lo stesso darsi che fa in forma di cibo è un consumarsi, un finirsi per noi, come appunto dicono pazzamente gli amanti, di finir di morire per l'oggetto che amano, ma gli amanti dicono di farlo e non lo fanno, Cristo lo dice e veramente lo fa».
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