giovedì 17 ottobre 2019
Pressappoco: ora poco, ora tanto. Talora è leggerezza. Se per esempio (“Repubblica”, 15/10, p. 12) su quasi mezza pagina leggi il titolone “Comunità di Sant'Egidio Volontariato da film”, che presenta un filmato sulla storia della Comunità nota a tutti, e per l'intero articolo trovi più volte che «il fondatore» si chiamerebbe «Andrea Ricciardi» (sic!), noto “storico”, ma con una “i” di troppo, pensi “veniale” e involontario. Ben altro invece ieri nell'“Editoriale” di “Panorama” (p.1: “Se questa è una chiesa”) dove il pluridirettore si impegna nell'ipotizzare ex cathedra sua quali debbano essere le proprietà della Chiesa cattolica oggi, ma nel seguito dimostra solo la sua quasi totale estraneità al mondo della Chiesa reale fin dal linguaggio – la “funzione”, per esempio, e per di più «a domicilio», poi «ascoltare (sic Ndr.) la santa messa», «distribuire il corpo di Cristo» e altre finezze – capisci che c'è un ordine di servizio con obiettivo evidente: dire male, tutto il male possibile, della Chiesa attuale, puntando direttamente al bersaglio fisso nella persona di Papa Francesco... E lo si fa anche elogiando i suoi predecessori, anche quelli che magari in contemporanea su altri fogli di pari servizio – ma qui vale la pena di tacere Ndr – vengono insultati e calunniati. Con un particolare però: nell'editoriale suddetto vengono messe, tra virgolette e senza alcuna ragione, come fossero di Francesco espressioni erronee già ufficialmente smentite. Se si deve obbedire agli ordini, per mantenere la propria posizione, non si ragiona e il pressappoco si fa automaticamente... tanto! E allora se leggi, sempre lì, che «le domande sullo sviluppo di questo Papato sono molte e riguardano il futuro della Chiesa», ti viene spontaneo pensare ai 2000 anni passati e ricordare “Il povero untorello” manzoniano cui non riuscirà di “spiantare Milano”. Prosit!
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