giovedì 18 settembre 2014
Pressappochismi, ma esibiti come raffinata cultura. Ieri ("Repubblica", p. 25: «Ma senza quei giorni rossi il lavoro debilita l'uomo») Marino Niola esordisce: «Dimenticati di santificare le feste»! Poi cita «il nuovo comandamento del decalogo del lavoro», la disputa pro o contro i giorni festivi e ricorda che «Napoleone considerava la domenica una perdita di tempo», concludendo che però è vero: «il lavoro nobilita l'uomo». Allora? Solito toccata e fuga per gente erudita e lontana dalla vita della gente semplice, intellettuali da cattedra… E capita spesso proprio con "le dieci Parole" bibliche, i Comandamenti. Per esempio, nessuno ricorda che «Non ti farai immagine», il secondo comando originale, per disgrazia storica assente nei Catechismi ufficiali, non è un tabù antiartistico, ma rifiuto dell'idolatria. E proprio su ciò che con qualche ironia Niola ricorda come «santificare le feste» va tenuto presente che all'origine non è prescrizione di culto religioso, ma ordine di "riposo" necessario per tutti. Con buona pace persino di Napoleone, si tratta di tutela di uomini e donne, e persino… degli animali come l'asino e il bue (cfr. Es. 20. 8-11). Modernità antica, vero?
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