giovedì 20 aprile 2017
Interrogativo ieri di Giorgio Merlo (“L'Unità”, p.1): «Quale sarà la presenza politica dei cattolici?». Parola di troppo: non è «cattolici», ma «politica»! Per capirlo basterà pensare, sempre ieri su tutte le pagine, al problema del cosiddetto «biotestamento». Per esempio titolone su “La Stampa” (p. 12): «Il biotestamento in aula. Regge l'asse Pd-M5S». Dunque c'è un «asse», tra Pd e M5S? Che «asse»? Se è quella che dice «terapia» dar da mangiare e da bere in altra forma a chi è anche malato in gravissime condizioni – e scrive qui uno che per otto mesi (agosto 1956-marzo 1957) ha vissuto in coma profondo con fleboclisi di cibo e acqua – è un «asse» inaccettabile: quella non è terapia! Lo diceva chiaro l'altro ieri, qui su “Avvenire” il professor Roberto Bernabei, primario geriatra. Questo «asse» è un tentativo di soluzione del problema con il fine di avere la possibilità legale di far morire prima, ma di fame e di sete, qualcuno che una malattia incurabile farebbe morire dopo. Non confondiamo: non è «rifiuto dell'accanimento terapeutico», ma una vera e proprio eutanasia diretta. Il rifiuto dell'accanimento terapeutico, con l'aiuto di cure palliative e terapie antidolore, comporta l'astensione da «medicinali» incapaci di essere terapie efficaci, ma privare di cibo e acqua un ammalato è altra cosa, è incuria che ne causa la morte per fame e per sete. A un «asse» come questo è normale che anche in Parlamento si opponga «la presenza dei cattolici» liberamente tali. Rifiutare l'accanimento terapeutico è lecito, anche per documenti di Chiesa da decenni noti, e addirittura doveroso, ma l'eutanasia omissiva è altro! Questo «asse» sarà maggioranza in Parlamento? Può anche essere, visto il clima della vicenda politica, ma l'incertezza di Merlo non ha fondamento: la «presenza» dei cattolici non potrà essere diversa senza contraddire se stessa.
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