venerdì 28 marzo 2008
"Armonia poetica della preghiera": ieri ("Corsera", p. 55) Alberto Melloni scrive che oggi «il disorientamento della Chiesa" è al cuore del disorientamento del mondo», perché è dominata da «esibizioni di identità, arroganza come comunicazione standard morale e visibilità politica ed economica», ma che di tutte queste cose «la Chiesa può fare a meno, ha fatto e fa a meno ogni volta che il vento della storia la farà tornare all'essenziale della fede». Di una sola cosa " continua " la Chiesa non può fare a meno, della «presenza degli oranti»: la preghiera è l'essenza della Chiesa. Perfetta conclusione, cui però il pezzo pare arrivare solo grazie all'uscita del "Salterio di Bose", di cui con ragione descrive i meriti, citando anche Pasolini e don Milani, ma che poi contrappone seccamente sia «alla versione latina inaccessibile» sia a quella «assai grossolana inclusa nella vecchia Bibbia Cei». Leggi, d'accordo sul positivo, ma sorpreso dal fatto che tutto cominci col giudizio globale sulla Chiesa di oggi «disorientata» e disorientante il mondo intero, e finisce con quello tutto negativo su ogni altra versione del Salterio. Eppure da secoli la Chiesa orante le usa ogni giorno, e milioni di "contemplativi", uomini e donne, pregano con esse. Penso a Teresa di Lisieux, contemplativa pura che anche citando i Salmi scopre e grida la realtà della divinizzazione della creatura umana e in essa del mondo intero: «nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'Amore, così sarò tutto». «Nel cuore della Chiesa»! Non aveva la versione di Bose, Teresa, e forse la Chiesa di allora era più in difficoltà che oggi. Coraggio!
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