sabato 10 aprile 2004
In questo giorno santo, o Signore, fa' discendere la tua benedizione sulla terra e sui suoi abitanti, per i cuori amanti del silenzio, per la quiete delle notti, per i doni di pace che questa terra offre" La tua bellezza, Signore, sia il nostro viatico. La tua presenza la nostra bevanda. La tua presenza santifichi la nostra casa, la liberi da ogni separazione" Bisogna rabbrividire all'idea di non aver nulla da aspettarsi, se non un'esistenza in cui ripetere quello che abbiamo sempre fatto.San Pietro alle Stinche è una piccola località nel cuore del Chianti toscano. Qui nel 1967 era approdato un frate servita, p. Giovanni Vannucci, che aveva costituito una comunità monastica. Preghiere alle Stinche è il titolo di una raccolta che egli aveva pubblicato nel 1983 presso l'ed. Locusta. Sono frammenti oranti di intensa spiritualità e noi, per l'odierno Sabato Santo, apriamo questo libretto e lasciamo che la voce di questo frate, da anni defunto, risuoni nel silenzio di una giornata muta, che ha al centro una tomba ancora sigillata e un corpo morto.Ciò che noi attendiamo non è, però, una ripresa pura e semplice della vita terrena: la risurrezione è, per eccellenza, novità, è l'apparire di "nuovi cieli e nuova terra", è il volto luminoso del Cristo glorioso, così nuovo da essere persino irriconoscibile da Maria di Magdala. E' l'inizio di una nuova presenza, di una bellezza pura che cancelli la bruttezza e le brutture della storia; è l'incontro con una luce che trasfigura la nostra terra, che riscalda le nostre case liberandole dalle divisioni e dalla freddezza. Lo stemma delle Stinche era un monaco che mieteva e la scritta latina diceva: «Il vero monaco prega e ara in silenzio e nella speranza».
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