mercoledì 5 giugno 2002
La società si compone di due grandi classi: quelli che hanno più pranzi che appetito, e quelli che hanno più appetito che pranzi. Nicolas de Chamfort (1740-1794) fu un autore impietoso e ironico, testimone di un"epoca storica tormentata, quella della Rivoluzione francese che egli prima sostenne e poi criticò (morì suicida per non essere arrestato). Ebbene, sfogliando le sue Massime e pensieri, incrocio a caso la frase che oggi propongo e che è forse ancor più urgente nella nostra società ove al benessere opulento di pochi si oppone la povertà e la fame di tantissimi. Il tema è spesso riproposto, ci commuove quando assistiamo a servizi televisivi impressionanti su intere nazioni affamate, deprechiamo l"ottusità della politica mondiale e il folle scialo di risorse causato dalla corsa agli armamenti. Poi si volta pagina e magari il telegiornale ci offre l"ultimo sguaiato servizio sulla moda e sul relativo circo gaudente. D"altronde, che cosa possiamo fare noi, piccoli esseri o pedine di uno scacchiere ben più vasto, di fronte a queste tragedie? Oltre a far sentire chiara e forte la nostra voce contro la guerra e contro una certa globalizzazione solo di interessi, dobbiamo ricordare una cosa semplice. Le ingiustizie planetarie non devono essere un alibi per esimerci dai piccoli atti di giustizia e di carità nei confronti di chi è accanto a noi e che forse sarebbe contento di possedere anche solo ciò che lasciamo sulle nostre tavole o quello che è per noi del tutto secondario. Certo è poco, ma è con le piccole cose che si compongono le grandi.
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