martedì 7 novembre 2017
Ma sì, confessiamo: siamo tutti Zamparini. Non abbiamo il ruolo ne' i soldi per cacciare gli allenatori, lo facciamo gratuitamente. Sui giornali, in tivu', alla radio, nei social e nei blog. È un cinico gioco diffusissimo al quale il pur simpatico (a me) presidente del Palermo ha dato un contributo straordinario, anche per forme originali, come gli esoneri “gentili” a.r. (andata e ritorno, veloci come il Freccia Rossa) e le cacciate triviali con buonuscita e complimenti. È antica tradizione, quella dei media impazienti e sloggiatori di mister, ma da qualche tempo ha assunto aspetti parossistici. Una volta si poneva il limite-panettone, adesso si fa riferimento alla vendemmia o alla raccolta delle olive. Insomma, gli insofferenti sono diventati haters, odiatori, e il gioco al massacro non diverte più. Pensate che gusto aver fatto le scarpe all'Onesto Juric, colpevole di avere accettato l'impoverimento del glorioso Genoa da parte di uno che fa giochi preziosi. Lo richiamò una volta, vedrete che lo rifarà (pur augurando il meglio al sostituto Davide Ballardini). Basta avere le idee chiare. Montella, che non è sciocco, ha cominciato ad avere dubbi e timori fin dall'alba del campionato; bellissima la sua battuta: «Sto guardando il mio funerale da vivo»; col suo tremebondo Milan si è salvato a Reggio Emilia spezzando le reni al povero Sassuolo, ma togliendosi almeno la soddisfazione di spingere in “Zona Paura” la squadra del commendator Squinzi - tifoso del Milan - che si è divertito a parlar male di lui con Berlusconi. Chi aveva dato gli otto giorni (antica formula parasindacale) a Montella si prende almeno un turno di riposo causa Nazionale, ma è pronto a rimetter chiodi sulla panchina rossonera. L'altro scampato alla defenestrazione è Antonio Conte. Comme d'habitude, il pluricrinito juventino in Chelsea è oggetto di desideri inconfessabili, quindi da attribuire, tutti, al “compagno” Abramovic e riassumibili in un tweet, #haleorecontate. Fin dal suo arrivo a Londra. E anche dopo il clamoroso immediato successo in Premier League che, come dicono i supercinici, «tanto l'ha vinta anche Ranieri». Ma mentre la guerra a Montella è solo una scusa per dimostrare che Berlusconi ha sbagliato cinesi, l'odio - si fa per dire - per Conte è naturale: perché è juventino, perché guadagna tantissimo, perché ha battuto un'altra volta Mourinho. In sintesi perché è un vincitore. Qualità, quest'ultima, che gli italiani non perdonano. Soprattutto ai connazionali.
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