martedì 30 agosto 2016
L'Ajax non è più il favoloso club di Cruyff ma gode di ottima fama, rinverdita dal prestigioso curriculum di Zlatan Ibrahimovic, erede di Van Basten, Bergkamp e infine Frank de Boer (fratello gemello del grandissimo Ronald). La famosa scuola olandese è ancora stimata e le si sono rivolti Napoli e Inter per risolvere i loro problemi. De Laurentiis, soddisfatto di Sarri e deciso a non far rimpiangere (troppo) Higuaìn, ha portato via da Amsterdam Arek Milik, il polacco che si è presentato al via del campionato in gran spolvero, segnando una significativa doppietta contro il Milan che ha confermato la sua forza di bomber (32 gol nell'Ajax nel campionato scorso di Eredivisie); nel frattempo patron De Laurentiis, mostrando di non voler tenere in cassaforte i 94 milioni incassati per la cessione di Higuaìn, e deciso a ritrovare i 36 gol del Pipita, sta cercando di riportare da Parigi a Napoli Cavani. L'Inter, forse convinta di avere uno squadrone, ha deciso di reclutare l'allenatore dell'Ajax, Frank de Boer, 46 anni, più volte inutilmente tentato da club italiani mentre vinceva i suoi quattro campionati olandesi, cancellando il record di tre successi consecutivi appartenente al maestro Rinus Michels, coinventore (con il rumeno Stefan Kovacs) del calcio totale. Ottime referenze, dunque, tali da convincere il factotum di Thohir, Bolingbroke, a liberarsi di “Mani bucate” Roberto Mancini e a portare a San Siro un nuovo mago. Eppure, davanti a tanto nomine, han fatto fare una gran figura ai tecnici nostrani: Maran – ottima guida del pur modesto Chievo che ha battuto l'Inter alla prima, 2-0 al Bentegodi – e lo stesso Ballardini, ancora alle prese con la costruzione di un Palermo decoroso dopo le amare vicende dello scorso campionato. Aggiungerei, animato da sacro fuoco nazionalista, che oggi in Italia abbondano nuovi tecnici giovani e capaci (vedi Juric e Giampaolo, fiduciosi di poter mantenere il derby genovese in zona Europa, non in coda alla classifica) guidati dal più appetito e saggio dei nuovi panchinari, Eusebio Di Francesco, bravo perché ha superato anche il primo importante test europeo, saggio perché non molla il Sassuolo, club destinato a grandi traguardi finché lo guiderà Giorgio Squinzi. Con tutto il rispetto per De Boer, il momento dell'Inter è talmente complicato che la sua ovvia inesperienza del calcio italiano lo fa temere incapace di gestire la nuova “Babele” nerazzurra, la cui unica certezza - per fortuna - è Mauro Icardi. Finché Wanda comanda. Dopo due turni, la Beneamata ha già cinque punti di distacco dall'Odiamata, non ha una fisionomia tecnico/tattica precisata, soffre di difficoltà comunicativo/linguistiche che mi fanno tornare alla mente i tempi di Karagounis, quando per parlargli – e dargli ordini durante la partita – Cuper doveva servirsi come interprete di un farmacista greco... Pazza Inter.
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