giovedì 17 marzo 2022
Il termine inglese enhancement significa "potenziamento", in questo caso dell'essere umano, ossia la ricerca di creare capacità umane che vanno oltre la normale variabilità biologica. Si tratta di modificazioni per rendere più efficienti certe funzioni bio-psichiche esistenti o per svilupparne di nuove, potenziando il singolo soggetto e/o l'intera umanità.
Le moderne tecnologie – come l'ingegneria genetica, l'informatica, le neuroscienze, nuovi farmaci – possono essere utilizzate per trasformare le caratteristiche della natura umana verso una maggior resistenza fisica, potenti capacità di calcolo e memoria, nuove prestazioni psico-fisiche. Alcuni ambiti, come quello militare, sono stati già coinvolti in simili prospettive. Di fronte a queste sfide, l'etica e il diritto sono chiamati a valutare i rischi e i benefici, possibilità e limiti, conseguenze a medio o lungo termine.
È necessaria un'attenta e profonda riflessione antropologica sulla dignità e integrità psico-fisica della persona umana, il significato e rispetto della corporeità, il principio di giustizia e non discriminazione. Intervenire sull'essere umano per curare da malattie e superare disabilità, è positivo; così come è accettabile migliorare certe prestazioni fisiche o intellettive attraverso esercizi e allenamento costante. Ma trasformare il corpo, ridotto a macchina, con biotecnologie che tendono anche a creare "ibridi" corpo-dispositivi digitali per cercare di avere esseri "perfetti" superiori, quasi "immortali", suscita molte e gravi obiezioni. C'è il rischio reale di degenerare verso esseri umani come Frankenstein, portando ad alterazioni e sofferenze di singoli e della comunità. E si aggiungono serie preoccupazioni per nuove forme di disuguaglianza sociale e discriminazioni di chi è più fragile, "non potenziato" rispetto ad altri. In effetti, occorre riflettere sulla nozione di perfezione sottostante ai programmi di potenziamento, che cercano di negare l'ineliminabile fragilità umana parte costitutiva della condizione terrena e di mettere in discussione le nostre relazioni sociali.
Cancelliere
Pontificia Accademia per la Vita
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