domenica 30 settembre 2018
In memoria del suo illustre figlio, Joe Petrosino, Padula è istituzionalmente riconosciuta come "Città della legalità". E, nel segno dell'impegno civile del coraggioso poliziotto (combatté agli inizi del Novecento la mafia della Little Italy di New York e venne ucciso a Palermo nel 1909), nel piccolo centro del Salernitano da qualche tempo vengono progettati percorsi di legalità, formazione e inclusione sociale che vedono coinvolte le scuole e gli immigrati. In ultimo, grazie al laboratorio "Bottega dell'arte: restauriamo a colori", otto minori non accompagnati, ospiti dello Sprar locale, per tutta l'estate hanno lavorato al restauro del portone del palazzo che ospita proprio il "Museo J.Petrosino".
Guidato dal restauratore Massimiliano Pignata, il laboratorio è partito con una fase teorica poi i ragazzi – provenienti da Mali, Gambia, Nigeria e Costa D'Avorio – sono passati alla sperimentazione delle tecniche di restauro acquisite. Dopo tre mesi di lavori ora il portone del "Museo Petrosino" presenta una facciata che non lascia indifferente l'occhio del visitatore. «Confesso – ha detto Massimiliano Pignata – che ero un po' scettico sul risultato finale in quanto il portone era molto malandato e poi non pensavo che avrei trovato ragazzi tanto motivati». Soddisfatti anche gli otto minori e la stessa amministrazione locale, promotrice del progetto: «La scelta di restaurare il portone del Museo Petrosino – ha dichiarato l'assessore alla cultura, Filomena Chiappardo – è simbolica, il laboratorio è stato pensato per continuare un percorso di integrazione già avviato e, soprattutto, per far sentire questi ragazzi più dentro la vita sociale della nostra comunità».
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