mercoledì 12 settembre 2018
Dieci giorni alla Fiera del peperone di Carmagnola, ad assaggiare le 4 varietà dell'ortaggio più colorato, ma anche ad intervistare uomini e donne impegnati nelle istituzioni.
È stata un'esperienza, con la sorpresa che esiste ancora una passione civile. Il sindaco Ivana Gaveglio mi ha affidato ben 7 «faccia a faccia»: con Roberto Moncalvo, giovane presidente della Coldiretti; con Dario Osella, a capo di una "fattoria" che fattura 50 milioni l'anno. Cosa li unisce? Il riferimento alla famiglia, ad esempio, la persona anziché il personalismo, si tratti dei membri di un'associazione di categoria o dei dipendenti di un'azienda che sa leggere i tempi e innova.
E poi 4 giovani parlamentari alla prima legislatura (Lega, Cinquestelle, Forza Italia, Partito Democratico), termometro dei sentimenti della gente. Chi ha vinto? Il peperone naturalmente, chiave di aggregazione e di solidarietà, dove la vendita del pane con l'impasto giallo e rosso ha permesso a Casa Roberta di far partire un progetto di accoglienza per ragazzi con sindrome di down. Ma forse ha vinto anche il buon senso, la politica non gridata che – vista dai parlamentari di prima nomina – sembra diversa da quella dei leader che appaiono in tv.
Alcune curiosità, a iniziare dal tasso di partecipazione agli incontri. Dario Osella, della generazione dei Michele Ferrero e di altri illuminati imprenditori piemontesi, ha fatto il sold out. Roberto Moncalvo subito a seguire, non solo perché giocava in casa (il mondo agricolo) ma per la ventata di freschezza trasmessa, tanto che si leggeva negli occhi dei vecchi agricoltori un senso d'orgoglio.
Gli incontri politici sono stati uno specchio: tanti a sentire leghisti e pentastellati, pochi per il rappresentante Pd. Un solo applauso spontaneo dal pubblico, quando il vicedirettore di un quotidiano ha detto che l'Ue ha sbagliato sui migranti, tema che volutamente non avevo giocato nel dibattito, ma che è sembrato l'argomento di presa sulla gente, più della Tav o del reddito di cittadinanza.
Alla fine mi si è avvicinata una signora per dirmi: «Sono venuta qua perché al mio paese facevano la battaglia delle uova. Centinaia di uova sprecate proprio davanti alla chiesa del paese, che fu costruita col sacrificio di tanti, che donarono anche uova, privandosi di un alimento importante». Che c'entra? È ciò che ora alla gente preme di più: il rispetto.
A Carmagnola ho sentito forte questo sentimento: c'è bisogno di rispetto, che è lo specchio dello stesso rispetto per l'altro, da qualunque luogo arrivi. Su questa parola, su questa base, credo possa ripartire un dialogo. Perché la gente c'è, si assume ancora responsabilità, si interroga. Ed è migliore di quanto possiamo immaginare.
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