giovedì 9 marzo 2017
«Non so...»: così martedì sul “Fatto Quotidiano” Selvaggia Lucarelli inizia annunciando che «venerdì alle 19 a Milano una chiesa aprirà le porte a un peccatore (che) non era un martire, non era un eroe. Era un uomo». Leggi e ti viene in mente che da duemila anni ogni giorno tutte le chiese cristiane, anche a Milano, debbono «aprire le porte» solo ai peccatori non per buonismo eccezionale – una cosa che deve accadere da duemila anni non pare eccezionale – ma per mandato preciso di Uno che ha detto con chiarezza: «Non sono venuto a chiamare giusti, ma peccatori» (Lc. 5, 32). La formula originale, in greco, non dice “i” giusti, o “i” peccatori: non mette articoli. Lui non è venuto solo per una parte, i peccatori, e non per l'altra, i giusti, ma è venuto solo per peccatori, perché tutti sono peccatori. La cosa, nella coscienza della comunità cristiana fino dagli inizi è tanto vera che a Pasqua, quando si ricorda l'evento rivoluzionario della salvezza piena, persino quel «peccato» che ha pro-vocato l'ingresso del Salvatore nella nostra storia viene detto «felice colpa». Non è dunque una prima volta, quella delle «porte aperte». E con tutta la coscienza dei limiti e dei ritardi anche di uomini di Chiesa, va osservato che forse ci sono anche custodi instancabili di qualche altra porta (culturale e ideologica) che continuano ad attaccare chi non è d'accordo con la tutta loro apertura di porte, e continuano a sostenere debba succedere per “forza di legge”, e insistono a qualificare oscurantista, medievale, nemico del progresso e del bene comune chi dice che la legge non può e non deve far tutto. Le leggi, poi, si fanno o non si fanno con i voti di coscienza dei cittadini, tutti liberi di scegliere, anche se a qualcuno la loro scelta può non piacere. Porta aperta, venerdì sera a Milano: che sia l'inizio di un camminare insieme, nella libertà e nel vero rispetto. Finché si può...
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