domenica 23 febbraio 2020
Popolo: una delle realtà, idee, definizioni più problematiche e controverse. Gioverà, per orientarci nei giorni nostri, prendere la rincorsa da lontano, dalla classicità romana. Il popolo è per Cicerone (La repubblica 1, 39) una comunità (coetus) tenuta insieme dal riconoscimento del diritto (consensus iuris) e dal bene comune (communio utilitatis), che in coppia col Senato (SPQR, Senatus PopulusQue Romanus) costituiva l'organo legislativo e l'architrave costituzionale della repubblica. Alcuni decenni dopo, il popolo, nel passaggio dalla Repubblica al Principato, da segno positivo diventerà di segno negativo: da entità politica, giuridica e morale si trasforma in una massa informe e manovrabile, corrotta e corruttrice, che chiede consolazione e non verità. Dura la confessione di Seneca: «Quanto più numeroso è il popolo con cui mi mischio, tanto più grande è il pericolo» (Lettera 7, 1); terribile il suo j'accuse: «Il popolo non si fa scrupolo di affidare il potere al peggiore, / e ne gode» (Fedra vv. 983 sg. Tradere turpi fasces populus / gaudet). Durante la Repubblica si moriva per la causa del popolo, durante l'Impero si muore a causa del popolo. Conoscere la storia non risolve e tanto meno salva, ma può aiutare e confortare quando certi fenomeni si ripetono.
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