giovedì 7 marzo 2019
«Pio XII sempre al fianco degli ebrei perseguitati. La sua connivenza un falso dei Servizi segreti dell'Urss». Titola così ieri (“Italia Oggi”, p. 11) Alessandra Nucci per annunciare che papa Francesco “desegreta” i documenti del pontificato di Pio XII. Su molte pagine invece il rovescio dei fatti, al punto che uno dei migliori (“Corsera”, p. 27) termina così: «Tanti anni dopo c'è chi si chiede ancora, angosciato, perché (il Papa) non parlò?». Tra i peggiori uno storico: «Inutile svelare gli archivi di Pio XII: la Chiesa morì di opportunismo». A parte quel «morì» che fa sorridere mi trovo nelle condizioni di ricordare personalmente qualche “fatto” di quel tempo: per esempio che tre giorni dopo la liberazione di Roma da parte degli Alleati, la domenica 7 giugno una gran folla di romani, tra cui molte bandiere rosse e tante Kippà ebraiche, riempì Piazza San Pietro. Ero sulle spalle di mio padre! A Roma i conventi, decine, erano stati rifugio di migliaia di ebrei e tanti partigiani. Nella mia parrocchia, Santa Lucia, tra 6 preti solo 2 veri: tra gli altri il futuro presidente della Siae, Bruno Grazia-Resi, e Mario Alicata, dirigente del Pci. A San Giovanni vestiti da preti Pietro Nenni e tanti altri. Nella soffitta segreta dei Santi Gioacchino e Anna, in Prati decine di rifugiati... Lì accanto, a via Pompeo Magno, fu arrestato don Pietro Morosini, il prete di “Roma città aperta” che portava viveri, e forse altro, ai partigiani nell'edificio ecclesiastico. Con lui era un chierichetto, Enrico Zaffarani, poi celebre avvocato. In Germania il vescovo Von Galen, aveva protestato, e l'effetto fu la strage di molti preti e cattolici. Che sarebbe successo se Pio XII avesse pubblicamente protestato? Invasione di conventi e rifugi: strage! E allora? Allora forse neppure di fronte ai documenti desecretati certa gente capirà i fatti, che parlano anche da soli...
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