sabato 1 agosto 2015
Basta un poco di zucchero e la pillola va giù, cantava Mary Poppins per convincere Michael e Jane a prendere l'amara medicina per curare raffreddore e cavo orale. E ora sempre una pillola, da ingerire ma non da assimilare, potrebbe risolvere un altro tipo di problema. Fonte di profonda amarezza e disappunto è infatti sempre stata una ben più delicata questione diagnostica, allorquando a dover essere indagata è l'altra estremità del tubo digerente. In questi casi la parola pronunciata dal dottore ha sempre avuto un suono sinistro: colonscopia. Un esame tanto antipatico quanto fondamentale, soprattutto dopo i 50 anni di età, visto che può consentire di scoprire pericolose e spesso fatali forme tumorali (l'Oms stima in 700mila le morti ogni anno per cancro intestinale). Ma ora è arrivata la PillCam, una pillola con dentro due minuscole telecamere che, attraversati esofago e stomaco, giungono nell'intestino e cominciano a scattare foto ai raggi X. Immagini ad alta velocità in 3D inviate a un dispositivo collocato alla vita del paziente e poi analizzate dal medico. Un esame senza le curve pericolose (le anse intestinali) e i sudori freddi procurati dalla colonscopia, ma che anziché durare quel brutto quarto d'ora richiede diverse ore di dedizione e paziente attesa. Quelle del naturale viaggio "digestivo" della pillola-spia. Negli Stati Uniti la pillola è già utilizzata, anche se la qualità delle immagini non è pari a quella della colonscopia. Il vantaggio però, oltre all'assenza di disagio e patimento per il paziente, è il costo: circa 500 dollari contro i 4.000 dell'esame classico.
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