sabato 4 dicembre 2021
«Sero te cognovi!» (Ti ho conosciuto troppo tardi): così Sant'Agostino al “suo” Gesù, e sorridendo lo dico anche io a Pietro Pavan: prete, teologo, sociologo, rettore magnifico dell'Università Lateranense e poi cardinale. In realtà l'ho conosciuto presto, nel 1963. Alcuni giorni dopo la pubblicazione, lui venne a parlarci della “Pacem in terris” e mi accorsi che senza leggerli ne citava alla lettera interi paragrafi…In realtà proprio lui aveva preparato il testo che papa Giovanni, già malato e prossimo al “viaggio” aveva poi pubblicato. Don Loris Capovilla, segretario di papa Giovanni, ha poi scritto di lui tante pagine di ammirazione e gioiosa stima. Pavan, dunque: nato il 30 agosto 1903 a Povegliano Veneto e morto a Roma il 26 dicembre 1994. Grande studioso e vero “rinnovatore” della Dottrina sociale cattolica, uomo del sorriso e della premura per gli altri. Studi di filosofia, teologia ed economia tra Roma e Padova. Ordinato prete l'8 luglio 1928 insegna nel Seminario di Treviso e nel 1943 prende parte alla redazione del Codice di Camaldoli, poi carta fondamentale per la nascita della Repubblica italiana. Nel 1948 è in cattedra nell'Ateneo Lateranense, poi Pontificia Università, ove è poi rettore magnifico dal 1969 al 1974. Lo ricordo gioioso (1970) a presiedere la mia laurea su Teresa di Lisieux: pareva più contento di me! Fu al Concilio come esperto ed intervenne a difesa della libertà di coscienza fino allora non solo discussa, ma respinta e definita “deliramentum” (follia) anche in documenti pontifici. Il suo prestigio nel rinnovamento della dottrina sociale fu ed è indiscusso, e il suo impulso al rinnovamento riconosciuto fino alla “Populorum progressio” di Paolo VI (1977), e ben oltre. Nel frattempo un fatto inatteso: rettore magnifico dal 1969, nel 1974 si dimise dalla carica e condusse vita ritirata sempre col suo sorriso per tutti: contagioso. A sorpresa dopo 11 anni (25/5/1985) Giovanni Paolo II lo volle cardinale, a restituirgli riconoscimento pubblico dopo quelle dimissioni di cui non volle mai parlare con nessuno, e come naturale neppure con me. E torno a quel “Sero te cognovi” da cui ho iniziato. È infatti successo che solo qualche mese fa, scorrendo un libro edito nel 2004 da Studium, “Costruire l'unità della famiglia umana. L'orizzonte profetico del cardinale Pietro Pavan” - nelle prime pagine il suo smagliante sorriso che sapeva sempre di cielo - a pagina 280, ultima prima della Bibliografia scopro queste 3 righe: «Nel 1974 ebbe un'amara discussione sul “caso Gennari” con il Papa che l'aveva nominato e in seguito a questo episodio rassegnò le dimissioni». Per me novità totale, di cui oggi trovo conferma nell'ampia relazione su Pavan del teologo e oggi vescovo Mario Toso, tenuta all'Università Lateranense al mattino del 13 marzo 2013, stesso giorno dell'elezione di papa Francesco, che nei fatti oscurò ogni altra notizia…Dunque dopo 47 anni e per caso ho saputo che lui si è dimesso non volendo accettare la mia espulsione dalla cattedra di teologia morale per il dissenso sulla abrogazione della legge vigente dal 1970 sul divorzio, per essa non più “delitto”, che restava pur sempre “peccato” per la morale cristiana…Dimissioni per difendere me! Non mi aveva mai parlato di questo suo gesto di affetto generoso e coraggioso. Eppure quasi fino alla morte mi ero visto tante volte con lui, soprattutto a Grottaferrata dove ha passato gli ultimi anni, sereno e sorridente come sempre presso una casa delle Figlie della Chiesa: un abbraccio e un sorriso tra Cielo e terra…
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