domenica 26 novembre 2017
«Ci vendicheremo» è stata la risposta che il governo egiziano ha dato immediatamente alla strage (oltre 300 morti) compiuta nella piccola città di Bir el-Abed, in Egitto, da una banda di confratelli islamisti nella moschea dei Sufi, la comunità musulmana dei "Puri" ritenuta eretica. Non "punizione", ma "vendetta": una parola che non appartiene al cristianesimo. Sangue contro sangue: correligionari, ma non fratelli e nemmeno cugini, nemmeno lontanamente. La vendetta (noi uccideremo voi e poi faremo festa) è inaccettabile, specialmente se invocata da chi crede nei Novissimi. L'altro sabato, invece, per la morte del capo della mafia siciliana, Il Tempo ha messo in prima pagina una grande foto di Totò Riina e questo titolo: «Vai all'inferno». E poi, in una pagina interna: «Per lui nessuna pietà, neanche da cadavere».
Un tantino meno feroce, Il Giornale titolava la prima pagina: «Bene, un mafioso in meno», e il fondo del suo direttore recitava: «Che non riposi in pace». Tanta aria di vendetta sfiora la blasfemia, perché non tocca a noi decidere la sorte dei defunti né dire a Dio quel che ha da fare, perché nessuno conosce l'ultimo minuto dei defunti, nemmeno quello di uomini disumani come i capi mafiosi. «Avrò misericordia di chi vorrò», disse Dio a Mosè (Es 33,19). E sant'Agostino: «Quando odiate un nemico, senza saperlo odiate un fratello». Di certo, in questo campo, c'è solo un tragico acquisto che, lo stesso sabato, il Corriere della Sera metteva in rilievo: «Pietà l'è morta, si diceva in guerra» (e anche in un canto della Resistenza), «quando si sviluppa un'atroce familiarità con la morte».

LA VERA SOCIETÀ
In maggioranza, i quotidiani di questo venerdì si sono scandalizzati per quel preside che nella sua scuola dell'infanzia ed elementare ha proibito di pregare e ha fatto sparire un ritratto del Papa e una piccola statua della Vergine Maria dall'aula in cui stavano da molto tempo. È un gesto non insolito di laicismo che passa per essere coerente con la laicità (di cui il laicismo è un contrario).
Singolare la reazione della Stampa (venerdì 24), che crede di aver fatto una trovata. Nella sua cronaca del fatto, ha riportato il parere dei genitori e di altri ambienti: «Le accuse al dirigente sono curiosamente di oscurantismo, la sua censura colpirebbe la nostra storia, il nostro tessuto sociale, la nostra identità, quella a cui i bambini vengono educati in famiglia», effetti verissimi del laicismo. Ma ecco la trovata: «Pregate per una società laica, sarà la nostra identità». Magari fosse così. Una società laica e non laicista è tale se rispetta e sostiene ciò che i cittadini chiedono e, dunque, anche di vivere la propria fede. Dunque, il provocatorio invito diventa quasi serio. Pregate, dunque, maestre e bambini insieme, perché la società passi dal laicismo alla laicità. Vivranno meglio anche i laicisti e sarà più buona la scuola per tutti.
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