mercoledì 11 giugno 2014
«Canali, classicista d'avanguardia»: ieri qui (Zaccuri, p. 14) bel ricordo di Luca Canali. Anche sul "Fatto" (p. 19) – «Canali, latinista non per caso… morto a 88 anni nella sua casa di Roma: fu semplicemente grande uomo di lettere». Degni ricordi, cui aggiungo il mio, piccolo e vissuto. Collaborando al Tg3 cultura, anni 80 e inizio 90, talora dopo il lavoro lo accompagnavo a casa, a via Gregorio VII. Io credente e lui, decisamente ateo, sulla scia dura dei suoi prediletti Lucrezio e Leopardi. Si parlava da amici su cose essenziali viste in modo non solo diverso, ma quasi sempre opposto. Introverso, lui, deluso da troppe attese svanite, provato da dolori esterni e interiori. Parole sommesse, da una parte e dall'altra, in cui egli spesso si diceva «stanco, stanco, stanco», deluso dalla politica e anche dalla vita: da tutto… Ogni volta un addio mesto: lo accompagnavo con lo sguardo mentre rientrava in casa. Che dico? Ieri sul "Fatto" il ricordo di lui, siglato "SiT", si chiudeva così: «…gli siamo grati. Sperando che alla fine di tanto patire, ci sia un luogo di pace: dopotutto "patria est ubicumque est bene"». Nelle lettere lui ha percorso l'uomo. Ecco: "pace" e "bene".Senza pretese: quel luogo di pace c'è!
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