Dalla prigione della sofferenza e della malattia si può uscire affidandoci a Colui che ci ama
sabato 7 marzo 2020
Uscire dalla prigione della sofferenza, della malattia, della paura è possibile se ci affidiamo a Colui che è l'origine della vita e ci guida verso un infinito abbraccio d'amore. In questo orizzonte vissero i loro ultimi giorni le due martiri Perpetua e Felicita, come testimoniato dal diario che racconta i giorni della loro prigionia. A scrivere la toccante testimonianza fu Tibia Perpetua, una giovane di buona famiglia, arrestata a causa della sua fede nell'anno 203 a Cartagine durante l'impero di Settimio Severo. Assieme a un gruppo di altri cristiani venne condannata a essere sbranata dalle belve. A condividere con lei questa terribile esperienza c'era anche la più giovane Felicita, figlia di servi della famiglia, incinta, e poi Saturnino, Revocato e Secondulo, che non erano ancora battezzati: il martirio divenne il loro Battesimo. «Capii che non dovevo combattere con le fiere, ma contro il demonio – scriveva Perpetua –. Però sapevo che mia sarebbe stata la vittoria».
Altri santi. San Paolo il Semplice, monaco (IV sec.); san Gaudioso di Brescia, vescovo (V sec.). Letture. Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48. Ambrosiano. Os 6,4-6; Sal 111 (112); Rm 13,9b-14; Mt 12,1-8.
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