giovedì 4 gennaio 2018
Perla di Capodanno: ultimo "botto" dopo mezzanotte. Su "L'Espresso" (31/12, p. 110) Bernardo Valli: «La Luce di Spinoza illumina il futuro». Dopo tante pagine deludenti tra il vuoto e lo scontato il richiamo alla lezione filosofica del grande Baruch che – scrive Valli – «riconcilia l'umanità impaurita con la ragione e la natura». Bella pagina! Per me, e credo per tanti, senza la rivelazione ebraica e cristiana la "lezione" di Spinoza sarebbe la più persuasiva. Ma ci sono anche burle: ieri su "Repubblica" due intere pagine (32-33): «Le relazioni pericolose tra Dio e il Diavolo». Alberto Manguel, che pure risulta allievo del grande Borges, ragiona sulla realtà del Maligno nella storia delle lettere, e tu ti sforzi di capire il contenuto delle ben sette colonne fitte, ma arriva l'effetto-elastico: stringi e ti pare di andare avanti, lasci e tutto torna indietro. Resta quasi niente!
È libertà, come lo è sempre ieri sul "Fatto" (p.7 intera) la riflessione di Roberto Faenza su «Roma spelacchiata da 60 anni (almeno)». Io, essendo a Roma «da 60 anni (almeno)», tra le tante cose pensate e scritte da Faenza trovo che il tutto o quasi ricicla un pensiero – meglio: un'opinione – di Marco D'Eramo pubblicata su "New Left Review": «Il Vaticano è la company di cui Roma è la town», che però di "nuovo" ha proprio niente, e da cui risulterebbe che tutto il vero "spelacchiamento" si riduce al danno apportato a Roma dalla «presenza pervasiva del Vaticano, il vero dominus di Roma», con elenco unilaterale dei presunti "mali di Roma". Che dire? Niente, salvo chiedere a Faenza e amici cosa sarebbe Roma, oggi, se da duemila anni non ci fosse la realtà vera e molteplice della presenza del Successore di Pietro o, se si vuole, del Vaticano. Attendiamo il prossimo numero di "New Left Revue", o anche del "Fatto Quotidiano"?
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