sabato 2 aprile 2022
Felici Pericle: dicono che i nomi sono “conseguenza delle cose”. In questo caso anche i cognomi: serenità di vita e saggezza di comportamenti e parole. Un “Confratello” davvero singolare: se provassi a descrivere la realtà di tutti gli incarichi ricoperti da lui ci vorrebbe una pagina intera: qui solo un riassunto. Nasce il 1 agosto 1911 a Segni, in Ciociaria, padre geometra e madre, Anna Roscioli, casalinga. Educato in particolare dallo zio don Giuseppe Signori, vicario generale della diocesi, va in Seminario a Segni per 4 anni e nel 1926 al Seminario maggiore di Roma, al Laterano.
Laurea in Filosofia (1929) e in Teologia (1934) con una tesi singolare che tocca i temi scottanti e problematici della psicanalisi, che poi riprenderà nel 1967 con uno studio su “Freud e il peccato”. Nel 1938 insegna diritto canonico all'Ateneo lateranense e poi anche teologia morale fino al 1947. Dal 1950 al 1959 è direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore con saggezza teologica e soprattutto spirituale rasserenante, fino allora piuttosto rara negli ambienti della Curia romana in tema di spiritualità da vivere giorno per giorno. A sorpresa per tanti il 3 settembre 1960 papa Giovanni, che l'ha incontrato più volte e lo conosce da sempre lo vuole vescovo segretario della Curia romana, e nel 1962 lo nomina Segretario generale del Vaticano II in preparazione: ricoprirà questo incarico fino al termine del Concilio. Dal 1967 è anche pro Presidente della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto canonico preannunciata da papa Giovanni in San Paolo a gennaio 1960 insieme al Concilio. Arriva nel 1963 Paolo VI, che lo stima molto. Tra l'altro dal suo “Diario” prezioso – pubblicato dalla Lev a cura di monsignor Agostino Marchetti – risulta che Felici non riusciva non solo a condividere, ma neppure a capire, insieme con altri, quella che il cardinale Spellman chiamava “ferocia” della Curia romana nei confronti del cardinale Montini. Anche per questo, forse con sorpresa di tanti e certamente anche sua, commossa quasi alle lacrime, in una delle prime udienze Paolo VI lo riconferma come segretario generale del Concilio, lo vuole cardinale il 26 giugno del 1967 e lo nomina a capo della Pontificia commissione per l'interpretazione dei decreti del Vaticano II. Di qui la partecipazione attiva di Felici a cinque Sinodi ordinari tra il 1967 e il 1980. Dal settembre 1977 è anche prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica e come protodiacono toccò a lui il 26 agosto 1978 l'annuncio dell'Habemus Papam per Albino Luciani, Giovanni Paolo I. Stesso incarico il 16 ottobre successivo per l'elezione di Giovanni Paolo II. Sempre incoraggiante e amichevole con tutti, capace di dare le dimensioni giuste agli eventi della vita della Chiesa con la saggezza tutta “romana” della sua serenità personale. Tante altre cose ci sarebbero da ricordare, qui, ma una particolarissima mi riguarda personalmente. Nel 1980 un pomeriggio sotto la casa in cui allora abitavo, in via dei Pettinari, lo incontrai insieme col suo fedele segretario don Benedetti e lui, amichevole e sincero come sempre, alla presenza dei titolari di un negozio di apparecchi fotografici all'angolo con via delle Zoccolette – dove don Luigi di Liegro stava portando una sede della Caritas di Roma – mi disse queste parole affettuose: «Gianni, prima che io muoia mi devi il favore di tagliarti quei baffi». Pareva, e parve solo una battuta, ma non lo è stata. Per una circostanza singolare al mattino del 22 marzo 1982 andai dal barbiere e mi feci tagliare i baffi. Ebbene: quella stessa sera a Foggia il cardinale Pericle Felici morì durante una processione solenne per un attacco cardiaco sulla piazza antistante la Cattedrale, che oggi è chiamata appunto piazza cardinale Pericle Felici. Una bella memoria, un ricordo sereno, un'ammirazione per l'equilibrio e la sapienza umana che hanno accompagnato la molteplice missione di questo amico, di questo saggio, di questo servitore della Chiesa viva nei secoli, di questo “felice” Confratello.
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