Perfetti conosciuti: quel dialogo sul treno
giovedì 21 novembre 2019
MarcoVoleri
Riconoscere i sintomi di felicità nella vita di tutti i giorni non è facile né immediato: possono nascondersi nella frase di un libro o nel sorriso di una cameriera. Da una posizione di ascolto sincera è più facile trovare un sintomo di felicità. E proprio quando sembra il momento in cui non c'è niente di tutto ciò da assaporare o leggere, arriva con profumata prepotenza. Salgo sul treno ad alta velocità in una domenica di rientri, di studenti universitari che ripassano, di nonni che tornano dai nipoti. Arrivo al mio posto e mi trovo accanto a Farah. Di fronte ci sono Aarif e Giovanna. Aafir ha in mano un cellulare, parla in arabo e fa ascoltare a Giovanna la traduzione in italiano. «Bellissimo il Cairo, ci sono stata in vacanza. Dillo a tua moglie, è davvero una terra magnifica!». Giovanna, sessantacinquenne napoletana, è un fiume in piena. Aarif prova a capire cosa dica la donna ma fatica. Parla perfettamente inglese però, ci guardiamo e inizio a tradurre. Inizia una chiacchierata triangolata tra l'arabo, in luna di miele con la moglie, me e Giovanna. Passando dalle sette piaghe d'Egitto alle meraviglie italiane si crea una familiarità immediata e difficilmente descrivibile. Il treno corre veloce verso la capitale, ultima tappa degli sposini prima del loro ritorno a casa. Con l'entusiasmo e la curiosità di chi si vuole conoscere e condividere emozioni scorrono dal cellulare di Giovanna foto della sua famiglia e del marito scomparso. Aarif si commuove e mi prega di dirle che è molto dispiaciuto. Farah non parla inglese, ma ci tiene a far sapere a Giovanna che la apprezza. In arabo lo dice al marito, che lo traduce per me in inglese. L'ultimo passaggio è da parte mia in italiano per Giovanna, le si illuminano gli occhi. I due ragazzi arabi sono arrivati a Roma, ci salutiamo con l'affetto che si usa per le persone conosciute. Sono felice. Può sembrare poco, forse. Ma in una nazione dove una novantenne uscita dai campi di concentramento vive sotto scorta mi sembra un grande, enorme sintomo di felicità.
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