giovedì 28 dicembre 2017
«Gesù è nato per salvare l'uomo, ma la Misericordia non è gratuita». Il titolone alla Vigilia di Natale su “la Verità” – “Pravda” sovietica versione italiana – riassume così la tesi: «Secondo la teologia alla moda, anche nella Chiesa non c'è bisogno del Redentore, siamo già tutti liberati. Così l'Incarnazione diventa solo una metafora da annacquare nella retorica della bontà e dell'accoglienza». Sdegno a firma illustre di uomo versato in scienze economiche, che però da quel che scrive pretenderebbe di fissare, lui, il “prezzo” del perdono di Dio all'umanità peccatrice da liberare dalla morte eterna. Insomma: la Misericordia va guadagnata! Quanto per un peccato? E quanto per un altro? Con problemi: se si passa dal mercato finanziario di cui si è esperti alla Grotta di Betlemme, al Pretorio di Pilato e al suo Litostroto e poi al Golgota, e si pretende l'esclusiva di fissare la quantità di meriti per “guadagnare” alla Borsa della Salvezza si è del tutto fuori strada. Davvero una strana misericordia quella “comprata” a prezzo fissato da un esperto di banca che non si limita a ragionare del suo e dei debiti di, e con, istituti di credito, ma mostra di voler gestire lui stesso (in franchigia o in nero) i debiti verso Dio e stabilirne gli “interessi” dovuti da tutti gli altri nello scorrere del tempo del mondo... E che misericordia può essere, del resto, se non fosse gratuita ma andasse comprata come una qualsiasi merce quotabile in un listino di mercato? Già sarebbe difficile, visto il panorama che ogni giorno segnala gli squilibri del mondo visibile, chiamarla giustizia. Non basta: pretendere che sia così l'autentica Misericordia di Dio fatto carne per noi, da Betlemme al Sepolcro vuoto, può condurre alla “bulimia spirituale”...
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