mercoledì 28 gennaio 2015
Abitare le montagne nei secoli ha prodotto conoscenze materiali ben localizzate. Una cultura dell'operare l'indispensabile, il necessario, l'utile e il dilettevole, sedimentata nell'oralità. Uno stile di vita tramandato per contatto diretto, da una generazione all'altra. Nessuna sistematizzazione, nessuna dimensione intellettuale, per un sapere affidato alla pratica nell'esempio quotidiano. È bastato perdere una generazione per veder svanire un intero mondo. Un vuoto che nessuna memoria può colmare, la memoria fa fede ad una mancanza.Ogni comunità si presenta oggi frazionata in un equilibrio difficile, numericamente sproporzionato, mutante nel variare delle stagioni. Figure autorevoli, riconosciute ed accettate, sono scomparse e va a scomparire l'idea stessa di autorità determinando un progressivo affievolirsi di rappresentanza ed un'ulteriore marginalizzazione sociale dell'intero territorio montano.È vietato, esecrabile, prendere un sasso dal greto del torrente; se serve bisogna comprarlo, costa poco: è il nuovo export cinese, sta piastrellando le strade dei borghi.Che quei sassi si sgretolino con il gelo lasciando buchi per terra è un piccolo inconveniente tecnico. A primavera la commissione preposta invierà operai macedoni a tapparli, con bitume cileno.
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