mercoledì 23 settembre 2020
Da piccolo non ho mai fatto il tifo per i cowboy: trovavo fastidioso il frastuono delle pistole. Meglio gli indiani: le frecce facevano rumore quasi niente. Forse è per questo che appartengo da sempre alla quasi estinta tribù degli Imbarazzati, cioè quella minoranza che tiene al minimo la suoneria del telefono. In treno esco dallo scompartimento quando squilla, e addirittura perdo il posto in coda per allontanarmi se devo rispondere per forza. Pare invece che sia del tutto normale impostare la Cavalcata delle Valchirie al massimo dei decibel come avviso telefonico, e far sapere come stai e cosa fai a chiunque nel raggio di un chilometro quadrato mentre lo racconti con il cellulare in mano. Perché molti preferiscono urlare anziché parlare? Per farsi sentire, o forse perché nessuno li ascolta. O magari perché non vogliono ascoltare. Probabilmente perché loro stessi non si sentono, in tutti i sensi. Dal tono che usano però, sembra che debbano sfogare una rabbia repressa. E che farlo in modo che tutti se ne accorgano, sia il sistema per rivalersi sul mondo che credono li abbia maltrattati. Di solito non basta, ovviamente, ma l'urlatore non si arrende. Per questo sulla porta dei negozi, oltre all'avviso che si entra solo con la mascherina, sarebbe bello leggere: abbassate la voce, per favore. Scritto piano però, per non disturbare.
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