martedì 22 settembre 2015
Dove vivo io si legge molto Tuttosport. A Pinerolo? No. A Pantelleria. Dove gli juventini sono numerosi come i capperi e fedeli come il passito. Ieri mattina la prima pagina era divisa esattamente in due: metà sulla Juve, in apertura, metà sul Toro, di spalla. Al bar, che è anche sede di uno Juve Club ufficiale, la rinascita firmata Pogba veniva commentata con piacere, e tuttavia senza entusiasmo, visto che la classifica è tuttora dominata dall'Odiamata Inter e anche il Torino, bontà sua, è secondo in classifica con sei punti di vantaggio (10 a 4). Festicciola, dunque, senza dar peso all'ipotesi derby sventolata dal foglio amico; il Toro di Giampiero Ventura, antico maestro sottovalutato (anche da sé medesimo) è trattato con sufficienza, nonostante abbia vinto alla fine del torneo scorso, dopo vent'anni di digiuno, il derby della Mole per 2-1, annullando il vantaggio di Pirlo prima con Darmian poi con Quagliarella, lo stesso ardito napoletano che domenica ha steso la Samp con una doppietta. «Ma chi credono di essere?» è il parere dei più, anche se viene fuori il solito guastafeste («Pessimista o torinista?», si chiedono alcuni) che tiene a memoria gli eventi bianconeri negativi e ricorda il campionato 1975-1976, quando i “nemici” granata s'aggiudicarono lo scudetto della rinascita con due soli punti di vantaggio sulla Juve. Il guastafeste sono io, non pessimista, tifoso granata da ragazzino, fino a Superga: solo documentato e – spero – di buona memoria. Vidi la partita perduta dalla Juve a Perugia il 16 maggio fatale, e prima ancora quella perduta a Cesena con i meravigliosi ragazzi di Eugenio Bersellini che arrivarono in Coppa Uefa e all'ultima giornata impattarono col Toro – consentendogli comunque di vincere il campionato con due punti di vantaggio, 45 a 43, anche perché Gigi Radice, il tecnico granata magistrale propugnatore della “zona mista”, era molto popolare fra i bianconeri di Romagna che aveva portato per la prima volta in Serie A. Ma c'è di più: ho ancora sulla scrivania, incorniciato, un oggetto introvabile, dovrei dire inesistente, regalatomi da un famoso dirigente: il biglietto per accedere il 22 maggio allo spareggio Torino-Juventus che la Lega aveva dovuto produrre nel caso le due torinesi fossero arrivate alla pari. Così come ho nella mente la radiocronaca del caro Enrico Ameri e le gesta indimenticabili di Pulici e Graziani, i veri unici gemelli del gol, e di Claudio Sala, leader granata. Da parte Juve, ho un recentissimo ricordo di Franco Causio: «Quando alla fine del campionato andammo da Boniperti per il rinnovo del contratto e per chiedere qualche soldino in più, il presidente chiamò il dottor Giuliano e gli disse di farci vedere un certo documento... Erano le foto di Perugia-Juve. E il discorso finì là». Mentre son lì che faccio l'almanacco di quarant'anni dopo, arriva al bar il vero guastafeste, l'appassionato di statistiche e di giornali sportivi, che mi fa: «Vedo che osservate la prima pagina di Tuttosport, c'è un errore d'impostazione sa? Il Toro ha vinto in casa ed è secondo in classifica, la Juve ha vinto fuori ed è tredicesima: l'apertura della prima pagina toccava al Toro». Segnalo il tutto al direttore Vittorio Oreggia, ma una cosa a Torino la sanno già: c'è un forte, intenso, gradevole profumo di derby.
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