giovedì 28 settembre 2017
«Un Papa che divide l'episcopato non è più Papa»! La frase anti-Francesco è attribuita dal “Giornale” (25/9, p. 12) tra virgolette al cardinale Caffarra. L'ho frequentato per anni nel direttivo dell'Atism (l'Associazione dei teologi moralisti): posizioni diverse, ma sempre all'interno della stessa fede. L'ho anche re-incontrato felicemente anni fa a Bologna. Ebbene: parole come quelle, Caffarra non può assolutamente averle neppure pensate. Difese sempre in assoluto l'Humanae Vitae, ma sapeva benissimo che ben 49 Conferenze episcopali la leggevano criticamente e non si sarebbe mai sognato di dire che Paolo VI non era più Papa! Ancora: ieri in una pagina singolare l'attuale pensiero di don Nicola Bux, durissimo nei confronti della Amoris laetitia e difensore non solo dei già noti «dubia» di quattro cardinali, ma anche e direttamente delle accuse a papa Francesco per sette presunte «proposizioni eretiche» a firma di qualche decina di intellettuali che, troppo presi dalla propria immagine, contestano la teologia del Papa pur dichiarando infantilmente di non essere teologi. Fa sorridere, ma il sorriso si interrompe se ricordi che nel 2013 su “Vatican Insider” lo stesso Bux in una intervista al collega Andrea Tornielli esprimeva la certezza che «Lo sviluppo dottrinale trae giovamento dal dibattito» e concludeva in assoluto: «Un vero cattolico deve fidarsi del Papa, sempre!». Sempre? O solo quando il Papa dice quello che pensano alcuni ringhiosi autoproclamati maître à penser? Conclusione per sorridere. Ieri sul “Giornale” (p. 38) polemica con l'elogio del vero «pane fascista lentamente lievitato, fragrante e profumato» elargito allora «da Mussolini» ai cittadini. Sicuro? A Roma ricordano il cartello sbarazzino trovato sul Cavallo di Marco Aurelio in Campidoglio: «O tu, che c'hai lo stòmmico de fero, magna 'sto pane nero de l'Impero!».
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