sabato 11 dicembre 2010
Giovedì su "Repubblica" " p. 34: "Scienza, fede e il concetto di fine naturale" " Augias coglie l'occasione della lettera di un prete che cerca di fargli capire che la Chiesa sull'eutanasia e quindi anche sul suicidio, assistito o meno, «fa sua la posizione che a suo parere difende di più la dignità della persona umana», ringrazia per la «pacatezza», ma insiste: non solo non è convinto, ma per lui chi comunque parla di «naturalità», e quindi anche di «legge naturale», «falsifica il discorso». Segue dimostrazione: la stessa Chiesa che condanna il suicidio come «contro natura», oggi «concede i suoi riti al suicida in base al sofisma che nell'ultimo secondo potrebbe essersi pentito». Immediato giudizio" «pacato»: «una scappatoia un po' vile». Questi preti, «falsari» e «un po' vili»! Domanda: perché di fronte al fatto che gli uomini di questa Chiesa hanno imparato " magari con qualche ritardo sul Vangelo " a distinguere il peccato, che è sempre male, dal peccatore su cui il giudizio spetta solo a Dio, altri uomini colti ricorrono sempre al peggior armamentario per ridicolizzare «l'infame nemico»? Mistero! E a proposito di «suicidi», assistiti o meno, sempre su "Repubblica" (mercoledì, Cronaca di Roma, p. VIII) breve trafiletto: "Tragedia al san Filippo Neri: si uccide lanciandosi dal terrazzo". "29 anni", non era malato, né in visita a qualche ricoverato: è andato là apposta. Stessa notizia anche sul "Messaggero" (p. 47): "Suicida dal tetto dell'Ospedale un giovane di circa 25 anni". 29 o 25, cambia poco. Ecco il «magnifico gesto» esaltato dai media «clonato» nella vita fragile altrui. Un bel risultato?
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