mercoledì 30 luglio 2003
"La confessione a Pompei": Fabrizio Rondolino ride, ieri, sulla prima della "Stampa". Capita. Qualche volta in passato ha riso un po' troppo basso, e ha avuto la sua penitenza. Per questo forse appena sente parlare di penitenza o confessione parte con le risate. Ieri lo fa per un "volantino" che - ha letto - nel Santuario di Pompei danno a chi si prepara a confessarsi. E comincia con un pizzico di razzismo benevolo: "L'arcivescovo di Pompei da buon meridionale coltiva il senso del peccato e della redenzione". Al Nord - Rondolino lo sa - certe cose non si "coltivano" più! Poi passa al "volantino", che spiega al penitente che la confessione "non è un atto magico", deve essere sincera, e fatta con la volontà di cambiare, che si chiama "conversione". Fa ridere? No, ma Rondolino ride perché è "sorpreso". Ovvio. L'ha scritto anche Henry Bergson, che il riso viene dalla sorpresa. Rondolino è sorpreso nel leggere, tra i peccati indicati nel "volantino", "l'appartenenza a organizzazioni criminali, l'evasione fiscale, l'inquinamento, la droga e il mancato rispetto del codice della strada". Qui è il massimo, e lui ride: "quanti punti si perdono, ad ogni infrazione?" Poi filosofeggia: questo è segno che "anche i peccati sono soggetti alle bizzarrie della moda". Insomma: è solo una moda pensare che la mafia sia un male, e anche non pagare le tasse e drogarsi. Ride, lui" Dove sono - penserà - quei bei peccati di una volta? Gli intimi raccontano che ride anche quando apre un uovo di cioccolata, con sorpresa, e quando si guarda allo specchio. A leggerlo, invece, si ride molto più spesso"
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