sabato 4 agosto 2018
Grandi titoli ieri per il rifiuto totale della pena di morte introdotto nel Catechismo. Qualche stranezza nella cascata informativa in rete e in pagina, per esempio «Pannella batte San Tommaso: la storia fa mutare la dottrina» e «Pena di morte, lo spirito di Pannella nel Catechismo». In causa addirittura “la storia”, come fosse una scoperta di oggi che “fa mutare la dottrina”. Invece è così da sempre. Ricordiamo Galileo e il geocentrismo? In verità talora colleghi trattano di Chiesa e storia come se venissero dal nulla, o peggio ancora da malintesi forse voluti. Ieri sul “Foglio” , a partire dalla novità il bersaglio al centro di p. 1 è chiaro: «C'è un problema, Papa Francesco»! E non si tratta di pena di morte, ma del fatto che il Papa parlando ai giovani, secondo “Il Foglio” avrebbe detto parole che parrebbero «uscite dalla bocca di un qualche esegeta hegelian/marxista indefesso antagonista del turbo capitalismo». Il Papa parlava della crescita delle disperazioni giovanili, della tristezza dei suicidi e della droga, e parlava ai giovani che oggi hanno tante speranze e tanti problemi ed erano venuti per ascoltarlo ovviamente anche su questi, per gioire e pregare con lui. È un problema, papa Francesco? Bisogna chiarire: per chi? E anche a proposito di pena di morte e di suicidi e disperazioni, temi trattati nella storia e vissuti nella vita, trattandosi del Papa e della dottrina, ogni cambiamento oggi va confrontato col Vangelo e col Concilio. Per quanto riguarda il Vangelo vale il perdono “settanta volte sette” (Mt. 18, 22), e pensando al Concilio si può ricordare che Paolo VI nel 1969 la pena di morte non la ha abolita dal Catechismo, ma dalla legge del Vaticano. Gesù e Paolo VI in compagnia di Francesco e dei giovani. Se per qualcuno in tema c'è ancora un “problema” questo non è certamente Francesco... Molto più in su!
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