giovedì 24 agosto 2017
Manicomi chiusi, ma ancora qualche scampolo in pagina. Per esempio "Il Giornale" (22/8) titolone in prima e seguito pp. 8-9: «Il Papa spacca la Chiesa». E tu ripensi al «su questa pietra»: d'Autore, vero? Che fine farà? Ancora: ieri ("Foglio", p. 2) apprendi che nella liturgia della Messa voluta dal Concilio e approvata già da 5 Papi «la parola che più avvicina a Dio, forse l'unica che davvero avvicina a Dio, è ebraica: "amen"».
Sfogo nevrotico? Allucinazione estetizzante? Certo un azzardo acrobatico in nome di nostalgie molteplici sia culturali che sociali ed economiche archiviate sotto cifra apparentemente religiosa. È libertà, ma ti viene da ridere, o un po' da piangere per l'indignazione diffusa e ampia anche altrove. Ieri su "Italia Oggi" a p. 6 questo titolo forte: «Il comunismo resta solo cattolico»! Un volo d'uccello parecchio incidentato per apprendere che dopo la fine dell'Urss, del comunismo internazionale e dalle nostre parti del Pci di Togliatti e Berlinguer e oggi fino a Renzi - che pure è riuscito a «liberarsi di non pochi residui leninisti, del tipo D'Alema e Bersani - di marxismo se ne vede davvero poco», salvo un'eccezione: esso è vivo nella Chiesa Cattolica, e precisamente nel «papa attuale» col suo «invadente temporalismo». Unico!
Come quella parola sola salvata nella liturgia in italiano. Oggi il «comunismo» che «resta» sarebbe questo. Bella memoria! Dopo Hiroshima si parlò de «l'ultimo giapponese in guerra», ora il Successore di Pietro sarebbe «l'ultimo comunista» che resiste «al potere». Pare un ragionamento, ma non lo è. È ossessione di vita e di pensiero da miraggio nel deserto della logica che pare "cultura" e novità e invece è ripetizione di antiche battaglie contro un nemico che non esiste più, e allora il vero problema è che occorre inventarne un altro: anche sfiorando la follia argomentativa!
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