martedì 17 maggio 2005
"La patente" la dà la Prefettura, e Totò - quello del "vota Antonio"! - le dedicò un episodio del film "Questa è la vita". L'Oscar non arrivò, ma arriva ora: alla patente di "cattolico". Ieri sul "Riformista"(p. 3) Oscar Giannino in 7 fitte colonne sbrindellate per accenti e concordanze - ma è il meno - proclama che annunciando al mondo i suoi tre "sì" al referendum "Fini ha agito da buon cattolico prima che da libero pensatore". Competenza sicura: è una patente doc. Scrive, Giannino, che loro - i fautori del sì - parlano "con la massima mitezza e senza alzare la voce". Ad ascoltare "Radio Radicale" e leggere "Repubblica", "Unità", "Manifesto", "Liberazione", oltre al "Riformista" viene qualche dubbio, però. In ogni caso anche lui - come Severino, "il" filosofo, che ieri riempie una pagina del "Corsera" con un tormento di giochi di parole - elargisce "la patente" di voci della Chiesa cattolica solo a sant'Agostino e a san Tommaso. Qualcuno gli dirà che dopo il 430 e il 1274 nella Chiesa filosofi, teologi, vescovi e papi hanno continuato a pensare e a darsi risposte sensate su tanti problemi? Dovrà dirlo - sempre "Riformista", stessa pagina, e poi a p. 5, a due altri patentati cattolici, ospitati volentieri, che discutono da par loro ancora sul referendum, tirando in ballo coscienze vive e santi defunti, per dire che i cattolici - patente controfirmata dall'"Oscar" di turno - possono sempre fare come pare loro, purché non sia come dicono vescovi e papi. Timbrato, controfirmato, autenticato, nella "sagrestia" laica del "Riformista" e Co: visto, si stampi! Vota Antonio! Vota Antonio!
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