giovedì 16 dicembre 2010
«Se lo Stato cede alla Chiesa». Martedì ("Il Fatto", p. 18): Ferruccio Sansa parla a nome di «tanti cattolici italiani», ma tu leggi e capisci che quel «tanti» è solo una "mossa". Per Sansa sono «tutti»: perciò conclude che i cattolici italiani «si trovano soli, smarriti, e perdono anche la fede». Addirittura! Il lungo ragionare parte da pensieri commossi su «quei poveri sacerdoti già lasciati soli nelle chiese vuote», e continua affermando che «la Chiesa" questa Chiesa non è soltanto di Ratzinger e di Bertone, non più di quanto sia nostra»! Verissimo, a parte la supponenza dei cognomi buttati là, come di compagni di scuola. Tu leggi, cerchi il perché di «solitudini», «smarrimenti» e «perdite della fede», e lo trovi quando Sansa chiede «alla Chiesa» " e lui intende proprio «Ratzinger e Bertone» " «di essere testimoni del Vangelo». Ma come? Ecco la direttiva: «non sono le leggi che salvano formalmente la tutela della vita" non sono le scuole cattoliche che salvano la fede»! Ancora verissimo. E allora? Allora ecco che Sansa col "Fatto" chiede che «la Chiesa» " sempre quei due cognomi " dimentichi tutte le «leggi», cattive o buone che siano, e «invece di accanirsi sui diritti degli omosessuali ricordi le parole di S. Agostino: "Ama e fa ciò che vuoi"»! Bella predica del "Fatto", ma proprio in materia forse troppo sbrigativa. Ecco: «I delitti che vanno contro natura (...) devono essere condannati ovunque e sempre, quand'anche tutti gli uomini li commettessero" Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi"» (S. Agostino, "Confessioni", III, 8). E se al "Fatto" pensassero di più?
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