domenica 12 aprile 2009
«Perché proprio L'Aquila?», si chiede su Libero (giovedì 9) Anna Corradini Porta. «Perché non la Lombardia, la Campania o la Toscana?» Vada a chiederlo ai Toscani, ai Campani e ai Lombardi. E poi: «Non dico che Dio c'entri in questa tragedia, sarebbe una bestemmia, però mi piacerebbe che ci desse un segno, anche piccolo, che non siamo stati abbandonati». E aggiunge che Lui, «per ora, non può che coprirsi gli occhi». In fondo quel «perché?» è il medesimo di Voltaire dopo il terremoto di Lisbona del 1755: "Dio o non è onnipotente o non esiste". La risposta potrebbe essere che i Lombardi e gli altri il segno l'hanno avuto, ma sarebbe stare al gioco un po' blasfemo di Libero, lo stesso che Gesù denunciava quando i farisei gli chiedevano "un segno dal cielo". Invece Gad Lerner, ebreo, si chiede (Il Venerdì di Repubblica, 10 aprile) «perché a Pasqua si rappresenta più la morte che la vita?». Innanzi tutto Pasqua non è la Settimana santa, ma il primo giorno di quella successiva, come ogni altra domenica in cui, nella liturgia, i cristiani confessano Cristo: "Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua resurrezione". La morte di Gesù è il "segno" della vita. Quanto alla croce, vale un'antifona del Venerdì santo: "Dal Legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo". E, tuttavia, al vero "perché" (non a quello senza senso della scelta dell'Aquila) una risposta c'è. La dà il vescovo Bruno Forte sul Messaggero (giovedì 9): «Non possiamo fermarci a questa idea di Dio grande burattinaio del mondo, un tappabuchi chiamato a spiegare ciò che non capiamo. Il Dio della mia fede non è l'occulta controparte del mondo, ma è il "Dio con noi", che ha assunto la condizione umana per abitare le nostre solitudini e i silenzi che seguono a tutte le domande senza risposta». Buona Pasqua.

LITURGIA E GASTRONOMIA
Le Eucaristie ridotte a livello di ristoranti e classificate con candeline e messalini alla maniera della "Guida Michelin". Così Camillo Langone, critico enogastronomico di Panorama e del Foglio, in una sua "Guida alle messe", e Il Giornale, che gliel'ha pubblicizzata proprio il Giovedì Santo. Langone ha girato l'Italia per parrocchie, santuari e cattedrali e ora manda in libreria 313 pagine con candeline e annotazioni liturgiche come «Molte belle ragazze» e, tra i motivi dei voti scarsi in candeline, mette il «cattolicesimo chitarrista» (ma la Scrittura parla almeno 26 volte della cetra, la chitarra di allora). Non è noto il grado di competenza liturgica dell'enogastronomo, ma se la qualità di alcune celebrazioni può essere basso, lo è di più quello che Langone s'è fatto della Messa.

NERO L'ATEOLOGO
Si rifà vivo l'ateologo Michel Onfray, quello che «i detrattori hanno definito "filosofo da supermercato"» (Corriere della sera, giovedì 9), con un libro-manifesto-edonista, in cui parla di «erotismo solare», «bioetica prometeica», «aritmetica del piacere» e confessa di «vivere con una compagna senza obbligo di fedeltà». La copertina del libro, nota il Corriere, lo presenta vestito di nero. A volta i colori parlano.
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