sabato 20 febbraio 2010
Adelaide e i nonni, si potrebbe titolare questo scritto. In realtà il diario che mi è stato inviato non è la storia di una famiglia, ma le tante storie delle nostre famiglie dei primi del '900. Basta avere la fortuna di conservare ancora una scatola di fotografie e si vedrà che gli abiti dei nostri nonni o bisnonni hanno tutti un colore ricorrente e che anche gli atteggiamenti raccontano anni e giorni simili nella buona o nella triste fortuna. «Ricordi archiviati " scrive Adelaide " che hanno incominciato a rivivere». Se avete conservato una vecchia casa di campagna, forse semicrollata, e avete voglia di conoscerne la storia, basta entrare e aprire le finestre, togliere le ragnatele e vi sembrerà di sentire il canto degli uccelli che ascoltava la nonna, di vedere i campi coltivati che suggerivano al nonno nuovi lavori, anche se oggi all'altezza del vecchio tetto passa l'autostrada che ha inghiottito campi e colline. Scrivere è la passione di Adelaide che si diverte a mettere assieme colori, oggetti familiari, suoni, profumi e la fa sentire regista di un film che ha per protagonista la propria vita. I ricordi per lei sono come una matassa che si dipana lentamente, cui aggiunge una personale interpretazione degli avvenimenti dove entra come attore l'animo religioso. Ma le righe più divertenti sono quelle dove ricorda le vacanze passate in questa grande famiglia, in tempi in cui tutti si divertivano con poco e dove la fantasia doveva riempire i vuoti dei giochi che non c'erano, delle cose che non si comperavano perché venivano chiamate superflue. Importante era usare l'immaginazione e quindi anche recitare una parte in un teatrino messo su con poco. Anch'io ricordo le fantastiche «opere uniche» delle vacanze quando genitori, parenti e amici erano da noi costretti a pagare un biglietto per applaudire le nostre sciocchezze, dopo che mia madre aveva per giorni lavorato a cucire parrucche, barbe e costumi i più disparati. La soffitta, che oggi non ha più spazio, nascondeva i suoi segreti e aiutava ogni creazione. Che peccato ora dover buttare ogni cosa come inutile per mancanza di posto. È come gettare via ancora una volta i bisnonni, i nonni, il nostro Dna. Interessante è, nel racconto di questa autrice dal nome antico, la ricerca attraverso la preghiera di quella che chiama purificazione genealogica, che lei risolve nel pregare per i suoi antenati. Essi risentiranno di questo beneficio anche se arriverà cent'anni dopo la loro dipartita. Da giovane è stata portata a questo quando ha scoperto che un suo antenato appartenente alla massoneria aveva gettato dalla finestra per essere bruciati tutti i testi religiosi della famiglia. Allora ricorda come nell'anno 145 dell'era greca anche nella Giudea «gli uomini del Re stracciavano i libri della legge di Mosé che riuscivano a scoprire e li buttavano nel fuoco. Gerusalemme cadde in tanto disonore pari soltanto alla passata grandezza della sua gloria, e l'antica fierezza si mutò in pianto». Maria Adelaide ancora giovanissima riceve dalla madre il libro di Oscar Wilde Il fantasma di Canterville. Portata al misticismo, affascinata dalla vicenda dell'antenato che Wilde descrive, già scheletro ma ancora in attesa di un'innocente che lo salverà, introduce l'ultimo capitolo con le parole dello scrittore: «Quando una fanciulla chiara e sincera per un peccatore dirà una preghiera, il mandorlo secco fiorirà se ella le sue lacrime donerà...». Tenere un diario anche piccolo, breve, è un modo per non venir cancellati per sempre.
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