giovedì 19 novembre 2015
Certe parole dovrebbero "pesare", ma in tante pagine non pesano, anche se il loro peso sembrerebbe grande. Ieri mattina, per esempio, papa Francesco ha detto: «La Chiesa non è la padrona, ma la portinaia della casa del Signore», la cui «porta» è e deve essere sempre aperta. Oggi qui se ne parla in abbondanza, ma scrivo non sapendo quale e quanta sarà l'eco su tante altre pagine. E, a questo proposito, è certo che le parole che Francesco ha scelto di dire, recandosi domenica scorsa nella Chiesa romana dei luterani, sono come scivolate via, anche per l'irruzione del terrorismo a Parigi.Lui in sostanza ha detto loro: anche voi avete il Battesimo! Anche voi avete la fede! Parole di gran peso: cinque secoli di storia, fatta anche di guerre come quella tra 1618 e 1648 (detta appunto dei "Trentanni") conclusa con la pace di Westfalia. Poca eco di fatto sui giornali detti "laici". Si può capire: l'attenzione del mondo è stata ed è concentrata altrove, su questa tragedia in cui anche la realtà "religiosa" è decisiva. Certo: non è guerra di religione in modo esplicito, perché è sicuro che ogni guerra in nome di Dio non è religiosa, ma anti-religiosa e appunto in prima ("Osservatore Romano" 16/11) leggo che «La violenza in nome di Dio è una bestemmia». Però sul "Fatto" (17/11, p. 9) ho letto anche che «la crisi è teologica, mica economica», e c'è del vero... Torno al discorso della «porta» di cui «la Chiesa è portinaia, non padrona». Parola importante!Di recente ("Aleteia", 2/10) in tema di Sinodo un illustre uomo di Chiesa ricordavache il figlio prodigo «deve tornare a casa», e questo suo pensiero era presentato in evidente polemica con quello di altri. Anche di chi guarda alle pecore smarrite, non più una sola su cento, ma forse 99, e al Pastore che "esce" a cercare per riportarle a quella «casa» la cui porta è sempre aperta…
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