giovedì 28 giugno 2012
Alcune parole sono scritte con inchiostro simpatico e vogliono il fuoco per essere lette. Poi emergono e brillano e tocca a loro infiammare il nostro spirito. Bruciano e bruciano e ascoltare è come esser temprati di fiamme e poter far cenere delle bugie. Bisogna dirle queste parole, tutte e senza paura. Di esser reietti, rifiutati, derisi, insultati, non amati. Non amati.Come si può? Esistenza che si assottiglia, chi sono, chi siamo? Che sicurezza di essere abbiamo? Forse c'è un dire che nostro non è ma è potente quanto il divino parlare, farsi parola non nostra, eco di quella ascoltata, davvero musica di altri mondi. Folate di un vento che ci sveglia e ci fa vorticare, in una fede che stordisce, ma meraviglia, parola che dice e non tace, verità dovute a chi non si vede. Cosa resta di noi se tre mari ci separano e il cielo fa da specchio alla sola nostra immagine?Ma a volte la parola è solo uno stradario. Di qua la farmacia, di la c'è casa mia, se vuoi venire mi fai compagnia, un poco parliamo, ancora la parola, un poco ci aiutiamo, un poco ci ricordiamo chi noi siamo.Parole piene di grazia, fuoco di grazia, e parole poi come acqua, in cui ritrovare tutti i colori della tempesta passata.
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