sabato 11 marzo 2017
Ieri su tutte le pagine due notizie: tragedia e trionfo. La prima vista anche in tv: sulla A14 crolla un cavalcavia in manutenzione e uccide due persone. Tante e amarissime le domande assillanti. Tutte giustificate. Il secondo tra grandi titoli, inni e canti! «Riconosciute le adozioni da parte di due coppie gay». Entusiasmo contagioso. Su “Repubblica”, p. 1 e interna: «Hanno vinto i bambini»! È possibile qualche dubbio? Che un bimbo in situazione difficile per tante ragioni sia adottato è un bene, ma la medaglia ha, o può avere, un rovescio se la situazione difficile è prodotta apposta. A Firenze il Tribunale dei minorenni ha deciso su un caso di adozione propriamente detta. Altrove, come da ultimo a Trento, è stata consentita l'adozione di creature che non potranno mai sapere chi le ha tenuto in grembo per nove mesi, o chi ha dato origine efficace al prodigio della loro vita. Possibile che (quasi) a nessuno venga in mente che questo punto interrogativo senza risposta per legge possa, a un certo momento, pesare nella vita di quel bimbo che si dice con sicurezza totale avere “vinto”? Leggo lo strillo: «La rivoluzione scritta dai giudici». Non tutte le rivoluzioni, nella storia sono state soltanto positive. A qualcuno hanno offerto solo la ghigliottina, o il Gulag. Certi interrogativi vengono spontanei, nella vita, basta viverla. In tv ce n'è uno, pubblicitario ripetuto, quando lei, seduta accanto a lui che guida e che mette un disco “per Laura” chiede insospettita: “Chi è Laura?” Cosa risponderanno due “madri” al “figlio” che chiede “chi è mio padre?” O due padri al figlio che chiede “chi è mia madre?” E come faranno a giustificare la risposta mancante, o per lo meno insoddisfacente? Qualche tragedia può nascondersi molto bene anche dietro le notizie trionfali del momento, ma la vita poi mette a posto le cose, e nel caso le mette tutte sottosopra... Un dubbio? Per lo meno vale la pena di porlo.
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