mercoledì 6 gennaio 2010
Paradossi, talora super. Lunedì "Il Giornale" (p. 19): «La svolta rosa: lavorano più donne che uomini». Notizia dagli Usa con «ma» di casa: «ma l'Italia è tra i Paesi più lontani dal traguardo» e, ovvio, «La colpa è della Chiesa e del velinismo». Sì: qui «La forte impronta cattolica rispecchia un modello tradizionale e troppo maschilista». Testuale: nessun dubbio. La Chiesa è causa del «ritardo», e qui " ecco il paradosso " in coppia col «velinismo», ma sul "Giornale" di famiglia, che per tutti è alla fonte reale " Tv, quotidiani, settimanali, gossip vari " del «velinismo» nostrano! Bel paradosso, no? Che tuttavia non finisce qui, ma stesso giorno, stesso "Giornale", raddoppia in prima pagina. È infatti capitato che lì domenica il Direttore, Vittorio Feltri, criticava la candidata alla presidenza di una grande regione, ma lunedì a chi biasimava la cosa replicava seccato: «non mi ero neanche accorto che fosse una donna»! Pura inavvertenza, perciò. Magari tra qualche tempo Feltri se ne scuserà, e qualcuno dirà che anche qui la colpa vera è della «forte impronta cattolica» che non risparmia nessuno. Si casca sempre lì. Ieri infatti sul "Manifesto" (p. 10) la rubrica «Vuoti di memoria» si riempie a sorpresa " probabile intento derisorio " con le rime dell'inno «O biancofiore simbolo d'amore», che fu firmato da" un prete, don Dario Fiori, nel 1907. I conti, antichi e nuovi, con la «forte impronta cattolica» della nostra società sono sempre aperti: è il paradosso della nostra storia, e tutti ci vanno a sbattere. Mai che qualcuno impari a salvarsene: in pagina i paradossi valgono come i paracarri: ci vai a sbattere e ti fai male"
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