mercoledì 24 giugno 2009
Ieri su "Repubblica" (p. 1: «L'amnesia della morale») Edmondo Berselli lamenta «le prudenze e cautele» delle reazioni pubbliche agli «scandali» di questi giorni, poi aggiunge: «Al di là di giudizi chiari, ma volutamente interlocuto-ri sul piano politico, di "Avvenire", il giornale della Cei, non si sentono in giro voci che stigmatiz-zano». Paradosso! Sco-priamo che "Repubblica" «sul piano politico» vorrebbe giudizi «non interlocutori», quindi perentori, della Cei. Da prendere sul serio, a prescindere, o solo ammuìna d'occasione? Altro paradosso. Leggiamo " «Rai: Garimberti richiama Minzolini» (ivi, p. 13) " che il neodirettore del Tg1, accusato di tacere sulla stessa vicenda, difende la sua «prudenza contro eccessi di gossip, pettegolezzi, allusioni e chiacchiericci». D'accordo, salvo ricordare che per più di 20 anni quel neodirettore è stato per tutti maestro riconosciuto di un giornalismo fatto di gossip e pettegolezzi. Ultimo paradosso: ieri su "Libero" (p. 39: «L'accordo Vaticano-Urss») torna l'accusa a Papa Giovanni e Paolo VI di aver deciso di non ripetere, nel Vaticano II, «la condanna esplicita» del comunismo, e si scrive che ciò avvenne «espropriando il Concilio delle sue prerogative». La giusta memoria, però, dice l'asprezza dei tempi, con minaccia di guerra atomica proprio mentre si apriva il Concilio, e con le sofferenze già pesanti delle «Chiese del silenzio», che quella condanna avrebbe sicuramente aggravato. Ed è paradossale che accusi Giovanni XXIII e Paolo VI anche chi giustamente e da anni difende i presunti «silenzi» di Pio XII ai tempi del nazismo. Equilibrio!
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