martedì 2 aprile 2019
Talora li trovi dove non li attenderesti. Così se ti capita di leggere che Medioevo sarebbero circa 8 secoli di oscurantismo e barbarie e tu ricordi letteratura – Dante ecc. – filosofia, scienza e invenzioni e sorridi di compassione su certe sicurezze “laiche”. Capita però qualche paradosso anche in casa “rigorosamente” autoproclamata “cattolica”, e ciò persino in aperta polemica con il Papa di oggi. Esempio sull'unghia: su “La Verità” (30/3, p.15) Fabrizio Cannone polemico verso chi esorta all'apertura agli immigrati cita l'imperativo del cardinal Robert Sarah che, secondo lui, «si scaglia contro la retorica dell'accoglienza: “Basta schiavismo in nome di Dio… Non giustificate queste tratte di uomini con citazioni della Bibbia”!» Da discutere è proprio l'identificazione di immigrazione e “tratta di uomini”. Quelle pagine la usano, spesso in evidente polemica contro papa Francesco, richiamando la “tradizione” della Chiesa come toccasana di tutti i mali di oggi dovuti al Concilio e alle sue “aperture” al mondo… Che dire? Moniti come questo vanno verificati anche in altro senso. In passato, e per secoli, anche uomini ai vertici della Chiesa giustificarono la “schiavitù”, cioè “La tratta di uomini”, rifacendosi proprio alla Bibbia. Varrà per esempio ricordare che, ancora nel 1866, il 20 giugno un documento pontificio, richiamando tanto passato e citazioni bibliche, sosteneva ufficialmente che «la schiavitù, di per sé, non ripugna affatto né al diritto naturale né al diritto divino, e possono esserci molti giusti motivi di essa». Un paradosso tutto nostro? Questo sì. E vuol dire che con il richiamo alla Tradizione non è lecito sostenere per esempio che la Messa di San Pio V sarebbe l'unica lecita, o che la Comunione in mano, e senza inginocchiarsi è una dissacrazione, o addirittura che un Papa che non si fa baciare l'anello e la mano dissacra l'onore del Papato... Misura!
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