venerdì 9 novembre 2012
Anche ieri come nei giorni scorsi su (quasi) tutti i giornali annunci trionfali per le "nozze gay". "Stampa" (7/11, pp. 18-19): «Spagna, Rajoy sconfitto: nozze gay legali»; "Secolo XIX" (p. 12): «Spagna: la Corte benedice le nozze gay»; "Manifesto" (p. 3), due pezzi esultanti: «Francia… Oltre i Pacs, "nozze per tutti"» e «Hollande mantiene la parola». I titoli arrivano da mezzo mondo, tutti a celebrare "la conquista". Qui su "Avvenire" un "diverso" sentire, problematico: «I giudici "riscrivono" il significato del matrimonio». Ma solo qui, vero? Guai a uscire dal coro! Ebbene: ieri su tutte le prime pagine – davvero tutte! – l'annuncio della vittoria di Obama ovviamente con vari toni, ma proprio su "La Stampa" in prima, a centro pagina, esaltata del resto mille volte in tv, ricordata per radio e «rilanciata sui social media», la bellissima «foto-simbolo della rielezione» con l'abbraccio intenso di Barack e Michelle, «la foto più cliccata della storia» e lì sotto – «La metà di tutto» – la nota di Massimo Gramellini, ove tra altri pensieri saggi e come al solito garbati leggo a proposito di Obama: la «sua dichiarazione d'amore davanti al mondo ci ricorda che è la coppia, non l'individuo, la cellula-base dell'umanità». Dunque «la coppia cellula base». Domanda istintiva: una cellula che non ha la possibilità di moltiplicarsi di cosa può essere "base", per natura? Può allora bastare una sentenza di giudici a cambiare "il significato" per natura del matrimonio? So che qualcuno si sentirà come offeso, ma non è questa l'intenzione, né qui né in altre pagine che esprimono un "diverso sentire", antico come il mondo, del resto. Chiedo scusa, ma il paradosso pare evidente.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI