martedì 3 aprile 2018
«Ecco, Matteo: Candreva avanza sulla fascia destra si accentra e serve Icardi, “Maurito” carica il tiro, ed è gol». È una delle telecronache tenere e appassionate che Claudio fa a suo figlio. Una storia che va avanti da quando Matteo era un ragazzino. Ora ha vent'anni, e ogni santa domenica nerazzurra (più anticipi e posticipi) Claudio e Matteo sono lì, al loro posto, nel primo anello blu dello stadio Meazza. Arrivano da Alessandria: 200 chilometri d'auto, tra andata e ritorno. Un sacrificio. «Ma le emozioni che proviamo a San Siro io e “Mate”, come lo chiamiamo con mia moglie Silvia, sono indescrivibili. Mentre gli racconto le azioni la cosa meravigliosa è la stretta della sua mano nella mia, per tutta la partita… È la mia vittoria». Con questo amore, Matteo ne ha vinte tante di sfide. A 6 anni aveva già gli sci ai piedi e ha provato presto anche il brivido delle immersioni subacquee, fino a 10 metri sotto. Suona la batteria e canta in una band, i Name Less. E poi c'è la sua web radio (www.radiosalaprove.it) in un piccolo studio di registrazione, messo in piedi con papà Claudio. «Alla sera Matteo si diverte a trasmettere in radio aprendosi al mondo. La difficoltà maggiore per ragazzi non vedenti è la socializzazione... Viviamo in una società individualista e falsamente attenta alle disabilità». Pensieri amari, che svaniscono quando Claudio racconta l'Inter al figlio che ricambia, stringendogli forte la mano.
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