martedì 27 dicembre 2016
A Natale pagine piene di papa Francesco, purtroppo anche con malintesi. Sulla "Verità" (24/12, p. 12 intera) Giovanni Orsina, storico della politica, richiesto se «la Chiesa di oggi ha una sua responsabilità nella dissoluzione dei criteri oggettivi di verità», risponde: «La Chiesa non è riuscita ad arginare questa deriva. Quando Francesco dice chi sono io per giudicare? viene spontaneo ribattere: "Ma se il Papa non giudica, chi può giudicare?"». Così Orsina dimentica una parola non del Papa, ma di Gesù stesso: «Non giudicate e non sarete giudicati» (Lc. 6, 37).
E insiste: «La Chiesa può dirti hai peccato e ti perdono. Ma rimane il fatto che hai peccato!». Ed è proprio ciò che la Chiesa fa anche con Francesco, in obbedienza a quel «non giudicare», che non riguarda il peccato, ma il peccatore. Ha mai detto che l'aborto non è soppressione di vita innocente e peccato? O che l'adulterio non è peccato? No! Si tratta di «discernere la realtà, più delle idee» e in essa le coscienze. E già: ascoltare il Papa è facile, ma capirlo dipende anche dalla volontà di farlo, e tra le pagine non sempre ce n'è molto...
Ancora? "L'Espresso" in edicola (p. 55: «Uno spin doctor per Sua Santità») rivelerebbe chi c'è «Dietro il successo comunicativo di Bergoglio». Pretesa ambiziosa, ma poca ricerca autentica – documenti, scritti, fatti, parole, gesti, invenzioni comunicative di un'intensa vita di uomo, prete, teologo e pastore – e quindi "eureka" fragile, e anche indelicato nei confronti di quel "chi" ci sarebbe, là "dietro"! Malintesi inevitabili? Dipende anche dalle pretese degli "intenditori". Se per esempio ("Fatto", 23/12) si è sicuri di individuare le «vipere» che Francesco parlando alla Curia «non chiama per nome», il malinteso è sulla Chiesa con indici puntati nel "giudizio": come un partito dilaniato dalle correnti. Non è così!
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