Quelle parole di fiducia andando al martirio simbolo di un'opera destinata all'eternità
giovedì 6 febbraio 2020
Se affidiamo le nostre opere alle mani di Dio siamo certi che esse supereranno ogni barriera posta dalla violenza del mondo e avranno il marchio dell'eternità. E proprio di affidamento al Padre furono le ultime parole pronunciate da san Paolo Miki, mentre andava verso il supplizio che lo attendeva a Osaka nel 1597. Con lui venivano crocifissi tre gesuiti, cinque francescani missionari e 17 giapponesi terziari di San Francesco. Paolo Miki fu il primo religioso giapponese, nato a Kyoto nel 1556. A 22 anni entrò tra i Gesuiti, diventando lui stesso un ponte tra il Vangelo e la spiritualità orientale, risultando così ben adatto al dialogo con i buddhisti. Tra il 1582 e il 1584 compì una visita a Roma assieme a una delegazione giapponese, autorizzata dallo Shogun Hideyoshi. Ma fu per volere dello stesso Shogun - diventato persecutore dei cristiani per diversi motivi - che Miki fu arrestato nel dicembre 1596 a Nagasaki e ucciso poche settimane dopo.
Altri santi. San Guarino di Palestrina, vescovo (1080-1158); san Francesco Spinelli, sacerdote (1853-1913).
Letture. 1Re 2,1-4.10-12; 1Cr 29,10-12; Mc 6,7-13.
Ambrosiano. Sir 26,1-16; Sal 127 (128); Mc 6,33-44.
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