giovedì 9 settembre 2010
Ieri qui scrivevo del moralismo che in prima pagina e a più firme condanna l'uso guardone del corpo delle donne da parte dei soliti maschi. Infatti "Repubblica" in prima pagina biasimava Bruno Vespa e Raiuno per una battuta infelice, ma tu poi all'interno trovavi pagine intere di corpi di donne per i lettori, nel caso promossi" guardoni. «Perseverare diabolicum»? Non esageriamo: basterà ricordare Paganini, che «non ripeteva». Al mondo però c'è anche chi ripete. "La Repubblica" non è Paganini, e neppure Malpelo lo è, e a capita di ripetersi. Infatti ieri "Repubblica" (p. 28) ripete pubblicando la lettera di una lettrice giustamente indignata: «Le donne oggi offese e umiliate». Condanna morale ripetuta: con ragione! Del resto sempre ieri "una tantum" ("Unità", p. 3: «Sex e Campiello») ha ragione anche Lidia Ravera! E questo è "il dritto". Ma "Repubblica" non è Paganini, appunto, e perciò ripete anche "il verso". Dedica metà p. 36 al «mito della sessualità», tre foto con titolo: «Monica femme fatale per il nuovo Martini firmato Dolce & Gabbana». Lì accanto grande foto di Monica Bellucci " «strepitoso decolleté», per dirla con Vespa, ndr " per fortuna vestita, ma seguita da vicinissimo da ben sette maschioni assortiti in abiti vari e visibilmente "attratti""Che dire? Che il senso morale in qualche collega e in qualche giornale è, come minimo, a intermittenza: magari una firma si sveglia dopo anni per contestare il proprio editore, e intanto si analizza tutto ciò che si muove nel "mondo cattolico" per trovare incoerenze e colpe, vere o presunte. Ma certe prediche, più che morali, sono moralistiche. Ripetizione, appunto: non tutti sono Paganini.
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