venerdì 22 febbraio 2013
Pagine puzzolenti, come le bombette che una volta si facevano bruciando e calpestando striscette di celluloide. Libertà. Puoi turarti il naso, spegnerle e dar loro la meritata fine: spazzatura. Ieri su "Repubblica" due striscette e qualche appendice. P. 15: «Tra cowboy e pedofili l'incognita della porpora yankee»: firma illustre, prosa allegrotta e sprezzante che indica così un cardinale: «Qualcuno (…) lo chiama John Wayne, altri (…) un po' troppo cowboy (…) un omone (…) A Benedetto XVI piace moltissimo». Segue sbruffo al veleno sull'insieme: «Alcuni di loro sono impresentabili». Avanti così, gas… da bruciatura. E soprattutto quell'aggettivo nel titolo, in vista del Conclave? «Yankee»! Nel 1958 don Mazzolari si rammaricava che si parlasse di un futuro Papa «non italiano» chiamandolo «straniero… come se la cattolicità tenesse conto della nazione o della razza». Già: proprio brutto. Ma non basta: sempre "Repubblica" (pp. 1 e 17) lancio in prima e con paginata interna, firma nota per varie ragioni non tutte illustri e titolo squillo: «Sesso e carriera: i ricatti in Vaticano dietro la rinuncia». Elementare: «Lotte di potere e di denaro», e su tutto, sferzante accusa, «l'ipotesi di una lobby gay». Così, tranquilla, l'illustre collega. E nessuno protesterà! Ci provasse, qualcun altro, a dire e a scrivere in un titolo, o anche in un corsivo, che nella politica, nello spettacolo e nella finanza italica c'è «una lobby gay». Sarebbero strilli contro l'omofobia vergognosa, e al solito la colpa, diretta o indiretta, sarebbe sempre dal prete in su, data alla Chiesa raccontata come «lobby» che da duemila anni oscura con ricatti di potere la luce dell'intellighènzia laica, l'unica libera, quella che avrebbe l'effetto di un respiro trionfale di aria pura. A scelta: "Resoldor" o "Ricola"? No: ridicola…
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