giovedì 13 maggio 2010
Pazzie in pagina. Qui tante volte me la prendo con lo squallore di certa satira che, non avendo nulla da dire, aggredisce, sguaiata e volgare, religione e Chiesa, da Dio in giù. Per lo più è, e da anni, a sinistra: vignettisti e finti umoristi anche intelligenti, sprecano cervello, che avrebbero, per offendere più il Cielo che la terra, anche facendo finta che il Cielo sia solo terra. Potrei riempire lo spazio con nomi di testate e autori" A destra stanno più attenti, ma quando si allentano i freni succede di tutto. Esempi a iosa, anche recenti, per chi vuole. Ieri però sul "Giornale" " p. 14: «L'invocazione. Preghiera alle toghe» " a firma Matteo Mion c'è un vertice unico. Dopo premesse fumose su «amici prelati e magistrati» " roba sua, ovviamente: ciascuno ha gli amici che merita " ecco la scimmiottatura insultante dell'Ave Maria, diventata «Ave toga», del Padre Nostro che diventa ovviamente «Magistrato nostro» e dell'Atto di dolore che suona «Mio magistrato, mi pento e mi dolgo». Squallore che si crede brillante: «Di Pietro è con te», detto alla toga «piena di grazia e giustizia», e «benedetto il frutto della tua penna», per la sentenza. «Mio Magistrato misericordioso perdonami», e «sia fatta la tua volontà come in aula così nel Parlamento, dacci oggi il nostro indagato quotidiano». Basta? No. C'è altro, ma qui è sufficiente questo per una sentenza espressa in un solo termine! Su quanti tavoli è passato, il testo? Vale per chi ha pensato, ha scritto, ha comunicato, e anche per chi ha pubblicato. Roba che non fa ridere, ma neppure piangere...
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