sabato 27 giugno 2020
Ieri sul "Venerdì" (p.35: "La mia Babele") Corrado Augias presenta un libro di David Bidussa su Pio XII, nazismo e comunismo. Il titolo del libro, "La misura del potere", pare aperto alla lettura dei fatti senza tracciarne una tesi unica su una sola faccia dei fatti. Non così invece il titolo per Augias: «Il Santo Padre che al comunismo preferì il nazismo». Ricordo che il tema del rapporto di Pio XII con nazismo e comunismo è forse uno dei più trattati dagli storici di diversissime correnti degli ultimi cinquant'anni. La tesi di Augias è secca: una «preferenza»! Senso per lo meno ambiguo, ma la sorpresa è che l'articolo inizia così: «Scrivere storia è un'attività complicata: qualsiasi forma di riduzione ad unum è matrice di ogni fondamentalismo».
Nei fatti la quaestio della presunta preferenza di Pio XII per il nazismo fu sollevata solo quasi vent'anni dopo la fine del nazismo, mentre la realtà storica dice molte altre cose, e in 50 anni sono stati pubblicati decine di volumi relativi agli Atti e alle circostanze che Pio XII dovette affrontare per la difesa non solo della Chiesa, non solo di Roma e dell'Italia invasa dai nazisti, ma anche della salvezza di tanti altrimenti perseguitati e destinati alle camere a gas. Hitler preferito a Stalin?
Affermarlo è una scelta discutibile proprio come forzata reductio ad unum e malinteso evidente, anche di Augias. Di recente don Sandro Lagomarsini, amico "parroco di montagna", educatore di giovani a liberarsi dall'ignoranza e dalla povertà e collaboratore di "Avvenire" mi ha segnalato che su "Repubblica" (22/11/2017) per Augias «anche san Paolo ebbe uno schiavo»! Falso! Onesimo, schiavo fuggito a Filemone e per questo reo di morte, fu accolto da Paolo che glielo restituisce con una sua Lettera, non più «schiavo, ma fratello». Dire che san Paolo nei fatti ha approvato la schiavitù non onora la storia!
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